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Homein fondo a sinistraIzquierda Unida o Podemos? Dilemma dello spagnolo di sinistra

Izquierda Unida o Podemos? Dilemma dello spagnolo di sinistra

Spagna, fra tre giorni le elezioni generali. Podemos sembrava destinata a vincerle a mani basse ma forse non sarà così. Iu sembrava destinata a sparire e sembra crescere. La mancata alleanza a sinistra

di Enrico Baldin

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Se si pensa ad alcuni mesi fa, pareva fosse solo questione di tempo. Per la Spagna veniva frettolosamente prevista una prossima virata al rosso, anzi al viola. Nello scenario europeo Tsipras non sarebbe più stato solo, la sinistra da copiare perché sa vincere era sbarcata nella penisola iberica. Mentre l’impetuosa ascesa di Podemos lo faceva accreditare come primo partito spagnolo dai sondaggi della scorsa primavera, PSOE e PP parevano vicini al tracollo sotto i colpi degli scandali, della corruzione e del mal governo.

Ma la politica, si sa, in questi ultimi anni è cambiata. Viaggia a velocità alta e in poco tempo il panorama può rivoluzionarsi. La Spagna in questo non fa eccezione e in soli pochi mesi la veloce crescita di Podemos pare essersi arrestata, il tracollo vertiginoso di PP e PSOE pure, e nello scacchiere si è presentata Ciudadanos, una nuova formazione populista e di destra, che pare in grado di tener testa ai tre principali contendenti.

Cosa accadrà domenica prossima al momento non è dato sapersi, quel che è certo è che nessuno trionferà e difficilmente la lista più votata potrà evitare di dover comporre un governo di coalizione. La speranza di molti simpatizzanti di vedere formarsi un governo rosso o viola che sia, è ridotta ai minimi termini. Anche se Podemos nelle ultime settimane pare in recupero. Questo almeno è quel che dice l’ultimo sondaggio uscito ieri non dalla Spagna, dove è proibito diffondere sondaggi elettorali a ridosso delle elezioni, ma da un quotidiano del piccolo stato di Andorra. Il PP sarebbe ancora in testa col 25,4%, ma Podemos al 19% insidierebbe da vicino il secondo posto del PSOE, con Ciudadanos più staccato complici anche i numerosi attacchi e gli scivoloni di cui è stato vittima negli ultimi dieci giorni. Non fosse per i sondaggi a testimoniarne la sensazione di ripresa basterebbero i discorsi efficaci di Pablo Iglesias e del “suo secondo” Inigo Errejon – il 31enne con fare da secchione – che continuano a convincere i telespettatori dopo i confronti con gli altri candidati. Ma anche la campagna elettorale nei territori sta avendo riuscita, sull’onda lunga di un entusiasmo ed una passione che la Spagna non conosceva da tempo. Podemos infatti presenta dei volti puliti, critica il sistema bipartitico, propone ricette nuove e soprattutto si pone contro la casta, sia quella politica dei partiti tradizionali, o quella delle lobbies bancarie e tecnocratiche.

Sempre secondo il sopraccitato sondaggio, al quinto posto ci sarebbe Izquierda Unida – Unidad Popular, stimata al 4,8%. La legge elettorale proporzionale con collegi a liste bloccate però, castigherebbe la lista di Alberto Garzon a cui vengono attribuiti solo 3-5 seggi. Anche per questo è scattata la solita gogna del voto utile, che va a sommarsi all’esclusione della lista da molti dibattiti televisivi. Lunedì sera il giovane candidato di IU-UP ad un improvvisato comizio in una calle di Madrid arringava: «Possono escluderci dai comizi ma non possono escluderci dalle strade». Le tappe della sua campagna elettorale paiono dargli ragione: a Zaragoza, a Cadiz, a Madrid, ad Alicante e ieri sera a Siviglia, Garzon ha riempito letteralmente auditorium, teatri, palazzetti, dando una spinta importante alla corsa al 20 dicembre. Oltre a questo Garzon sta avendo un enorme successo nell’altro terreno di corsa politica, quello dei social network. Niente male per il candidato di una lista che ad inizio ottobre veniva data intorno al 3% e col concreto rischio di non eleggere rappresentanti al Congreso. IU peraltro scontava grossi problemi interni: da un lato chi imputava a Garzon di non esser riuscito a trovare l’accordo con Iglesias e per questo è passato dall’altra parte, dall’altro chi pensava che con Podemos non si doveva neppure iniziare una trattativa. Ad ottobre comunque la tanto accarezzata alleanza elettorale con Podemos sfumò. Le condizioni che sarebbero state imposte da Iglesias (nome e simbolo del partito viola senza se e senza ma) erano irricevibili per IU che nonostante il 10% delle precedenti Europee non partiva di certo col coltello dalla parte del manico. E di lì iniziarono le reciproche accuse per il mancato accordo. Così tra Iglesias e Garzon, reduci anche dall’insuccesso della comune lista in Catalogna, le strade si separarono.

170bf91ce9975d55d926b9a93908a240Garzon in questi mesi non ha mancato di affrontare Podemos. Ha sostenuto che Ciudadanos e Podemos «copiano le stesse miserie del bipartitismo», ha imputato a Iglesias di aver rinunciato ad alcuni valori della sinistra man mano che si avvicinavano le elezioni, e spesso nelle interviste ha fatto notare che il presidente della CEOE (la Confindustria spagnola) ha detto che il programma di Podemos non lo preoccupa e di sentirsi tranquillo con la vittoria di ciascuna delle principali liste. Attacchi radenti ma centellinati in questi mesi di avvicinamento al voto, perché IU-UP in realtà contende a Podemos lo stesso elettorato che non vuole irritare con una incomprensibile litigiosità fra simili. E in nome del “non vogliamoci troppo male” è pure passato un po’in sordina che il numero due di Podemos nel collegio di Zaragoza è un militare, e non l’ultimo arrivato visto che Jose Rodriguez è stato capo di Stato Maggiore della difesa.

Iglesias d’altra parte ha generalmente ignorato i commenti ficcati di Garzon, conscio di correre un’altra corsa rispetto a quella del deputato di Malaga, ma anche del fatto che per molti è difficile comprendere che le due liste sono andate ognuna per la sua strada.

I programmi del resto non sono molto differenti l’uno dall’altro. Entrambi toccano temi come l’ecologia, la democrazia nelle istituzioni, la precarietà, il sistema bancario, gli scenari internazionali. Molte assonanze e qualche piccola differenza come l’ordine di importanza dato a certe cose: il programma di Podemos punta innanzitutto sul reddito minimo di cittadinanza garantito a tutti, quello di IU-UP antecede a questo un piano di assunzioni pubbliche che eviti di dover elargire il reddito di cittadinanza. Quella di Garzon è una sinistra classica, per quanto innovativa in diverse forme. Podemos invece rifiuta l’etichetta “sinistra”, esplora metodi e considerazioni della campagna Indignados, ma si mostra più aperta in economia anche verso le liberalizzazioni e l’iniziativa privata. Quanto basta a Garzon per chiedere il voto a una sinistra “forte e degna di questo nome”.

2 COMMENTI

  1. nulla di nuovo sotto il sole, alla fine dell’800 le monarchie per arginare la minaccia comunarda e anarchica finanziarono il nascente partito socialista, versione meno becera e possibilista dei comunardi……..i comunisti nacquero dopo……no pasaran

  2. Che amarezza, che amarezza!! Leggere ancora questi articoli di chi, evidentemente, ignora la base della sinistra radicale, la sinistra che magari nemmeno è tesserata ad uno dei mille partitucoli a sinistra del PD, ma che poi li va a votare, uno per uno. Chiunque, di sinistra, è dalla parte di Podemos! Quale alternativa? Che motivo ha IU di esistere ancora, se non per rappresentare anziani ancora attaccati a ricordi lontani? Massimo rispetto, per carità, ma voto davvero sprecato in presenza di programmi paralleli, con la differenza che c’è chi vive nel 2015 (Podemos) e chi non sa vivere nella propria epoca (IU) e si aggrappa ad un passato che, per fortuna o purtroppo, non c’è più. Io stesso sono rattristato dal fatto che il mio partito, il PRC, abbia smesso di appoggiare Podems e sia tornato nella sua “casetta sicura del 3%” chiamata IU. La sinistra italiana non ha neanche le palle di rischiare qualcosa, siamo un popolo di conigli falliti!!!

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