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17 aprile, Popoff voterà Sì per fermare le trivelle

Tempi stretti per informare i cittadini sul referendum del 17 aprile. Così Popoff cambia la sua testata fino a quel giorno e scende in campo per il Sì

di Checchino Antonini

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Tempi stretti per il referendum contro le trivellazioni in mare. Il governo Renzi ha scelto di far votare gli italiani il 17 aprile per evitare un afflusso certamente più alto nell’eventuale election day in accorpamento con le comunali, e una debacle delle lobby petrolifere. Nessuno nel Pd, naturalmente, ha fatto una piega di fronte all’ennesima mossa autoritaria e liberticida del governo. E questo comporta che i tempi per informare i cittadini sul referendum sulle trivellazioni in mare e sull’importanza del quesito siano strettissimi. Popoff prova a dare un piccolo contributo che potrebbe divenire virale: oltre al consueto notiziario, abbiamo deciso di rinunciare alla nostra testata, al marchietto dell’omino curioso, fino al giorno del referendum. Ogni volta che verrà aperto il nostro giornale on line, infatti, apparirà il banner del comitato referendario che invita a votare Sì allo stop delle trivellazioni in mare. L’Eni che paga decine e decine di giornalisti avrà a disposizione ben altri mezzi. Ma è la vecchia storia di Davide contro Golia, dei pesciolini che si mettono insieme per fermare lo squalo.
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Siamo contro perché trivellare è dannoso e inutile: tutto il petrolio presente sotto il mare italiano basterebbe al nostro Paese per sole 7 settimane. Occorre votare Sì, perché così le attività petrolifere in mare entro le 12 miglia andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata al momento del rilascio delle concessioni.

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I promotori, nove consigli regionali, chiedono di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Nonostante, infatti, le società petrolifere non possano più richiedere per il futuro nuove concessioni per estrarre in mare entro le 12 miglia, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero più scadenza certa. Il testo del quesito è il seguente: «Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?».

«In Italia il petrolio ho solo portato morte e distruzione e polmoni anneriti e speranze spezzate!», ricorda una scienziata, Maria Rita D’Orsogna, attivisssima nel fronte del Sì, ricordando Gela, Falconara, Augusta, Priolo, Ravenna, Viggiano, Marghera, Sarroch. Tutte a modo loro distrutte dal petrolio. Il petrolio italiano è così poco «che anche se trivellassimo tutta la nazione da cima a fondo, non riusciremo mai e poi e mai a essere autosufficenti… La risposta non sono i buchi. La risposta è un pannello su ogni condominio, su ogni impianto industriale. La risposta è togliere la mafia dall’eolico, la risposta è il risparmio energetico».

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