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Così Casa Pound mostra i muscoli a Bolzano

Casa Pound a Bolzano, Le inquietanti gesta dell’associazione filantropica preferita dal Viminale. Calci, pugni, ramazze, gite in montagna e l’appoggio entusiastico a un pregiudicato milardario austriaco

da Bolzano, Enrico Baldin

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A confermare la costante crescita di Casa Pound nello scenario bolzanino è l’inaugurazione della seconda sede cittadina nel quartiere Oltrisarco avvenuta sabato scorso. Era presente anche il coordinatore regionale piemontese del movimento (un’indagine pendente per danneggiamenti e rissa), oltre che alcune decine di simpatizzanti e rappresentanti locali. Casa Pound a Bolzano è un movimento che è esploso dopo che l’anno scorso, alle elezioni comunali, è riuscito ad eleggere alcuni dei suoi nelle istituzioni cittadine, tra cui il suo primo consigliere comunale. Il risultato di lista fu un ragguardevole 2,4%. Niente a che vedere con quel 22,7% che prese l’MSI nel 1985 facendolo diventare primo partito della città, ma senz’altro un risultato da non sottovalutare.

E’ proprio da qui che vale la pena partire, dal primo consigliere comunale di Casa Pound eletto in tutta Italia. Andrea Bonazza ha preso oltre 300 preferenze nelle elezioni dello scorso anno e la lista della tartaruga frecciata quasi un migliaio di voti in appoggio a Giovanni Benussi (già sindaco di Bolzano nel lontano 2005) che venne sostenuto anche da alcuni reduci di Alleanza Nazionale. Testa rasata, tatuaggio di un tirapugni al collo, barba lunga e cappellino, Bonazza è un volto noto dello scenario musicale nazirock bolzanino. Fondatore di Bolzano skinhead e attualmente coordinatore regionale trentino di Casa Pound, è anche un leader della tifoseria del Bolzano Hockey. Appena eletto, in una intervista al programma radiofonico La zanzara ha esaltato «Le tante cose positive fatte da Hitler» ed il «bel periodo» dei tempi di Mussolini. Bonazza ha già avuto qualche problema con la giustizia: una condanna in via definitiva per un saluto romano, un’altra condanna per una manifestazione non autorizzata. E un rinvio a giudizio che a breve andrà a sentenza per esser stato protagonista di una serata di follia nel 2013 assieme ad altri militanti di Casa Pound tra cui un altro bolzanino, Patrick Stecher, ed un consigliere circoscrizionale veronese della Lista Tosi, Marcello Ruffo. Proprio i festeggiamenti per la laurea di quest’ultimo furono scusante per i giovani del movimento di estrema destra per entrare già abbastanza alterati in due locali notoriamente frequentati da gente di sinistra: a Ruffo, Bonazza ed altri vengono attribuite minacce con coltelli, danneggiamenti ad un locale e una rissa esplosa dopo aver preso per i capelli una ragazza. I reati di cui dovranno rispondere sono una sfilza, ed i testimoni dell’accaduto sono una ventina. L’avvocato Bussinello, storico difensore dei “neri” veronesi, l’avrà dura a tirare fuori dai guai i suoi assistiti.

Bonazza compare nelle pagine della cronaca per la prima volta nel lontano 2003, quando era poco più che un ragazzino, in una vecchia storia tragica, quella dell’omicidio di Fabio Tomaselli. Tomaselli, 26enne di Pergine Valsugana, fu trovato morto in auto. Ma quello che inizialmente si pensava fosse un incidente stradale, poi si scoprì essere un’uscita di strada causata da una emorragia interna dovuta ad un calcio al torace subito durante un violentissimo pestaggio ad opera di alcuni naziskin fuori da un locale della periferia di Bolzano. Bonazza, tra i presenti, fu indagato e dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, uscì dal processo grazie alla deposizione dell’amico Nicola Turco (poi condannato), e dopo la testimonianza di un amico del Tommaselli stesso. Per il fatto alla fine vennero imputati anche due naziskin militari di leva condannati poi a 12 anni in via definitiva.

Un consigliere comunale “di temperamento”, insomma. Per fugare ogni dubbio all’ultima conferenza stampa in cui il movimento ha presentato l’ex missino Maurizio Puglisi Ghizzi come candidato sindaco per le elezioni anticipate dell’8 maggio, Bonazza ha raccontato un aneddoto su alcune auto abbandonate «usate come bivacco da extracomunitari», che grazie al suo intervento presso il Sindaco sarebbero state rimosse sotto minaccia. Bonazza avrebbe detto «Sindaco, le faccia togliere altrimenti vado lì e brucio le auto». La politica dei “metodi spicci”, in cui per ottenere qualcosa si usa anche la minaccia. Ai confini con la legalità, ed a volte anche oltre i confini, anche se ciò riguarda rappresentanti eletti. Casa Pound infatti l’anno scorso ha eletto a Bolzano anche una manciata di consiglieri di circoscrizione: uno di questi è Davide Brancaglion, della circoscrizione Don Bosco. Anche lui è appena stato rinviato a giudizio perché accusato di aver aggredito a gennaio un 17enne reo di passare davanti alla sede cittadina del movimento, in via Cesare Battisti, con la suoneria “Bella Ciao” proveniente dal suo cellulare. Mentre il 17enne rischiò di perdere un occhio (se l’è cavata con 40 giorni di prognosi) nella città nacque uno stucchevole dibattito: per qualcuno “Bella Ciao” sarebbe stata una colpevole provocazione. Lo stesso Brancaglion, incastrato dalle telecamere, fece spallucce alla richiesta di dimissioni dal consiglio di circoscrizione e anzi si presentò al Don Bosco “scortato” da una trentina di ragazzotti della sua organizzazione.

Fatti non nuovi qui a Bolzano: un anno fa, poco prima delle elezioni, un nutrito gruppo di camerati aggredì tre giovani di Rifondazione che dovettero darsela a gambe, fino ad essere però raggiunti ed aver avuto la peggio. La vicenda giudiziaria finì col pagamento di una ammenda da parte degli aggressori, e venne stigmatizzata da Bonazza che oltre a solidarizzare pubblicamente con gli aggressori «denunciati da tre infami», irrise le vittime che avevano tentato di allungare il passo per scampare ad una scazzottata in inferiorità numerica.

D’altra parte le istituzioni sono state fin troppo tolleranti col movimento di estrema destra, ed i democratici a dir poco permissivi: il fatto appena citato, ad esempio, se fu oggetto di unanime condanna, non fu però sufficiente per far decidere a Benussi di scaricare la formazione della destra radicale tra quelle che lo sostenevano nella sua corsa a candidato sindaco. Ma la “tolleranza” parte da più lontano: quando nel 2011 Casa Pound chiese di essere iscritta all’albo delle associazioni comunali, al diniego dell’allora maggioranza, parte del centrodestra e i consiglieri grillini lasciarono l’aula in segno di protesta. Nel 2012 poi all’inaugurazione di una nuova sede del movimento della tartaruga ci fu il saluto di benvenuto di alcuni noti esponenti altoatesini del PDL, e del resto anche Spagnolli, il sindaco del PD dimessosi a settembre, si fece fotografare mentre beveva una birra con Bonazza ed altri “camerati” mentre chiacchieravano dei problemi economici della squadra di hockey della città.

Casa Pound fa politica facendo leva soprattutto su un argomento, come fosse una vera e propria ossessione: la lotta al degrado nelle sue multiforme dizioni. Furti, rapine, accattonaggio, sporcizia: i network dei fascisti del terzo millennio sono permanentemente sintonizzati su queste frequenze, e le iniziative di Casa Pound percorrono quotidianamente questo solco. Così, non di rado capita di vedere i militanti della tartaruga farsi fotografare con scope e ramazze in mano per denunciare a beneficio di stampa l’ennesima situazione di degrado che hanno ripulito, oppure pubblicano nei profili facebook la foto del motorino che è stato derubato e che poi contribuiranno a ritrovare. Sottolineare un problema, proporsi come soluzione. Eppure la città di Bolzano non è quel far west descritto dalle destre e massicciamente trattato dai media locali. Ad evidenziarlo una recente ricerca di “Italia Oggi” coordinata dal dipartimento di scienze sociali e economiche dell’Università “La Sapienza” che ha messo Bolzano al secondo posto tra le province più vivibili d’Italia in base a nove parametri tra i quali vi è anche l’incidenza di criminalità. A fare eco a questa indagine anche quella del Sole 24 Ore che mette Bolzano in cima alla classifica 2015, basandosi anche sull’ordine pubblico come indicatore fondamentale. Eppure Casa Pound vede degrado ovunque, e quasi sempre associa al degrado i profughi, gli zingari, gli accattoni, i senzatetto, e così via. Come in un film vecchio e già visto.

A dar loro sponda però sono le pagine di alcuni quotidiani locali: la testata online “Il giorno dell’Alto Adige” ad esempio funge da vera e propria cassa di risonanza per le iniziative di Casa Pound, ed il più moderato “L’Alto Adige” del gruppo Espresso, descrivendo Bolzano come fosse la periferia di Caracas, offre continue sponde alla linea politica di Casa Pound basata sulla “lotta al degrado”.

Per non parlare poi dei vari luoghi e delle varie associazioni più o meno riconducibili a Casa Pound o ad alcuni suoi militanti che spalleggiano le iniziative del movimento di estrema destra: dalla curva dell’Hockey Bolzano al gruppo escursionistico “La Muvra” che offre itinerari alpini con allegate interpretazioni storiche congeniali ai fascisti del terzo millennio; dal sindacato Confintesa capeggiato a Bolzano da una ex sindacalista espulsa dalla Uil per essersi iscitta a Casa Pound, fino alla libreria d’area “Casa Italia”; dal Blocco Studentesco fino alle innumerevoli pagine facebook di comitati di quartiere che lottano contro l’onnipresente degrado. Casa Pound è una, trina, e anche di più. Da un lato il moltiplicarsi di pagine facebook aumenta la percezione di presenza cittadina del movimento, dall’altro interessi diversi e organizzazioni variegate hanno fatto avvicinare qualche persona in più. Una tecnica questa non nuova e già sperimentata dal movimento di Iannone e Di Stefano.

L’attualità è che le elezioni si stanno avvicinando e che, con una dozzina di candidati sindaco e la frammentazione dei tradizionali schieramenti, per Casa Pound e la sua corsa in solitaria, il superamento della soglia di sbarramento al 3% della nuova legge elettorale è affare complicato ma non impossibile. I fascisti del terzo millennio sono tra quelli che, essendosi schierati per il sì, beneficeranno dell’esito del referendum consultivo conclusosi la settimana scorsa sul cosiddetto “progetto Benko”: il magnate austriaco condannato nel suo paese per reati fiscali costruirà, col favore dei bolzanini chiamati alle urne, un mega centro commerciale che andrà a sostituirsi alla stazione delle corriere e ad un quartiere multietnico adiacente. Per Casa Pound un progetto da appoggiare perché farà voltare pagina al quartiere che – neanche a dirlo – è assediato dal degrado.

Nel frattempo nella vicina Trento è stato individuato l’aggressore che una decina di giorni fa ha mandato in ospedale a colpi di coltello e martello un ragazzo attivo nel centro sociale cittadino: si tratta di Filippo Castaldini, responsabile di Casa Pound Trento. Un fatto questo che ha fatto interrogare anche gli antifascisti bolzanini e trentini, i quali stanno cercando di reagire al clima teso organizzando per fine aprile la tre giorni di Festival delle culture antifasciste.

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