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#Global debout e #firmaday, un abbraccio di lotta con la Francia

14 e 15 maggio un abbraccio di lotta dall’Italia alla Francia. In Italia tantissime città stanno partecipando al Global Debout del 15 maggio anche con il “firma day” . Cosa sono i referendum sociali

di Alessio Di Florio

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Sono ormai settimane che la Francia è mobilitata contro le “Loi Travail”, il “jobs act” francese che Hollande vuole imporre ai lavoratori e alle lavoratrici. Lavoratori, studenti, sindacati, movimenti più o meno spontanei, un fortissimo fronte sociale si sta ritrovando nelle piazze e nelle strade come stiamo raccontando su Popoff sin dall’inizio. La crisi ha devastato i tessuti sociali, spezzato moltissime relazioni. Primo passo è oggi, sempre più, riunire quel che il neoliberismo divide. E’ lo stesso obiettivo che, in queste settimane, sta portando in migliaia di piazze italiana movimenti, associazioni, singoli cittadini mobilitati intorno a temi importantissimi per la vita di tutti come salute, scuola, beni comuni. E’ la primavera dei diritti lanciata per i “referendum sociali”, un’ampia proposta su cui si stanno raccogliendo le firme da qualche settimana per poter andare al voto nella primavera dell’anno prossimo. Le “Nuit Debout” francesi stanno diventando un punto di riferimento per tutta Europa, dall’Italia già diverse delegazioni sono giunte per partecipare ed esprimere sostegno alla protesta permanente. Un filo rosso non poteva quindi che unire le mobilitazioni in Italia e Francia. I promotori dei “referendum sociali” hanno lanciato per il 14 e 15 maggio un “firma day” collettivo con il quale simbolicamente abbracciare le compagne e i compagni francesi. “Nel manifesto fondativo di Nuit Debout – sottolineano – è scritto che la politica non è esclusiva dei professionisti, è affare di tutti”. E’ lo stesso spirito che sta animando la primavera dei referendum sociali, “confrontarci e stimolarci, per portare su strada e su piazza tutto quello che le vuote stanze del potere vogliono chiudere”. Il 15 maggio sarà una giornata comune in tutta Europa insieme alle Nuit Debout francesi. Anche l’assemblea per il Plan B di Roma dell’8 maggio ha assunto questo compito: partecipa e promuove la scadenza di mobilitazione Global-Debout del 15 maggio, spiega il dispositivo finale del meeting romano. Per il 28 maggio organizzerà, con tutte le soggettività disponibili incontri e iniziative diffuse nelle città e territori, coordinati nazionalmente e a livello europeo.

A Roma l’appuntamento sarà davanti al Pantheon alle 17. In tutta Italia 14 e 15 maggio oltre 1000 banchetti saranno organizzati per un “firma day” collettivo in un ideale connessione con la Francia e il resto d’Europa.Tra gli scenari del #GlobalDebout in Italia anche Milano, Napoli, Brescia, Messina, Livorno ecc…

I referendum sociali comprendono quesiti contro la “Buona Scuola”, per un’opzione energetica “trivelle zero”, contro gli inceneritori previsti dallo “Sblocca Italia”, a cui si aggiunge una petizione contro l’attacco renziano all’espressione dei referendum per l’acqua pubblica del 2011. Manca purtroppo a questa mobilitazione unitaria il jobs act perché, dopo settimane di incontri, la CGIL “ha scelto di costruire un proprio percorso, sganciato dagli altri soggetti che intendono promuovere iniziative referendarie”.

Questi i quesiti nei dettagli.

TRIVELLE ZERO

Il quesito sulle trivelle vuole cancellare i riferimenti a certe zone dell’Italia che limitano le attività petrolifere esclusivamente in quei luoghi, in modo da render applicabile il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi a tutta Italia, per i nuovi interventi in terraferma e in mare al di fuori delle 12 miglia. Votare “Sì” significa voler bloccare tutti i nuovi progetti di perforazione e estrazione, ridurre devastazioni e problemi di salute connessi ai progetti petroliferi e rispondere alle analisi di scienziati di tutto il mondo: estrazione e combustione degli idrocarburi causano sconvolgimenti climatici, con grave rischio per la vivibilità della Terra. Le attuali richieste dei petrolieri per concessioni in terraferma e in mare sono oltre 100, su vaste aree del Paese.

INCENERITORI

La richiesta di abrogazione vuole cancellare la previsione dell’art. 35 della Legge 133/2014, conosciuta come “Sblocca Italia”, nelle parti che prevedono:

  1. la classificazione degli inceneritori di rifiuti quali “infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale”, e l’individuazione da parte del governo della localizzazione regionale e persino della capacità specifica di quindici nuovi impianti, da collocare nelle Regioni del centro – sud – isole, sottraendo questa decisione alla programmazione dei Piani Regionali di gestione rifiuti;
  2. l’’obbligatorietà del “potenziamento al massimo carico termico” di tutti gli impianti, senza tenere conto delle autorizzazioni di Valutazione di Impatto Ambientale già rilasciate;
  3. laloro “riclassificazione obbligatoria a recupero energetico”;
  4. la decadenza del limite regionale di conferimento di rifiuti, che potranno essere prodotti in una Regione ed inceneriti in altre;
  5. il “dimezzamento dei termini di espropriazione per pubblica utilità” e la riduzione dei tempi per la Valutazione di Impatto Ambientale;
  6. il “commissariamento delle Regioni in caso di mancata ottemperanza”, da parte del governo, che mette “sotto tutela” i poteri costituzionali delle Regioni previsti all’art. 117.

BUONA SCUOLA

Abrogazione di norme sul potere discrezionale del dirigente scolastico di scegliere e confermare i docenti.

Scopo del quesito è cancellare il potere del dirigente scolastico di scegliere in modo discrezionale i docenti della propria scuola e di confermarli o mandarli via dopo un triennio. In caso di abrogazione non ci saranno più gli Albi Territoriali e gli Uffici scolastici regionali ritorneranno ad assegnare gli incarichi agli insegnanti, con criteri oggettivi e predeterminati e senza il ricatto della scadenza. Questo eliminerà il rischio sia di gestione clientelare delle assunzioni sia di limitazione della libertà di insegnamento, perché toglierà al dirigente scolastico la possibilità di condizionare i docenti Votare SÌ al quesito, perciò, significa voler garantire il pluralismo delle idee e delle metodologie didattiche, fondamentale per il modello di Scuola Pubblica previsto dalla Costituzione, e la democrazia negli organi collegiali della scuola.

Abrogazione di norme sul potere del dirigente scolastico di scegliere i docenti da premiare economicamente e sul comitato di valutazione.

Scopo del quesito è cancellare il potere del dirigente scolastico di scegliere in modo discrezionale i docenti della scuola a cui dare un premio salariale per il presunto “merito”. In caso di abrogazione il Comitato di valutazione ritornerà ad essere un organo composto solo da docenti e dal dirigente, non individuerà più alcun “criterio per la valorizzazione” ed esprimerà il proprio parere solo sul periodo di prova dei neo-assunti. Lo stanziamento del fondo di 200 milioni annui diventerà salario accessorio per la valorizzazione di tutto il personale docente, compreso quello precario, e sarà inserito nella contrattazione integrativa nazionale. Votare SÌ al quesito, perciò, significa anche in questo caso voler garantire il pluralismo delle idee e delle metodologie didattiche, fondamentale per il modello di Scuola Pubblica previsto dalla Costituzione, riaffermando l’importanza della la collaborazione democratica negli organi collegiali della scuola, contro l’instaurazione di meccanismi di competizione individuale.

Abrogazione di norme sull’obbligo di almeno 400-200 ore di alternanza scuola-lavoro

Scopo del quesito è cancellare l’obbligo per le scuole di fare almeno 400/200 ore di alternanza scuola-lavoro. In caso di abrogazione, ciascuna scuola deciderà il monte ore da dedicare all’alternanza scuola-lavoro, in modo coerente con gli obiettivi del proprio Piano dell’Offerta Formativa. Votare SÌ al quesito, perciò, significa evitare un’inaccettabile riduzione delle ore di insegnamento, per un’attività che assai spesso diventa richiesta di lavoro gratuito in cui agli studenti è imposta una prestazione dequalificata, considerata anche l’assenza di criteri capaci di garantire una formazione efficace e coerente con il lavoro in classe e l’indirizzo di studi.

Abrogazione di norme sui finanziamenti privati a singole scuole pubbliche o private

Scopo del quesito è cancellare la possibilità di effettuare donazioni a singole scuole. In caso di abrogazione ogni donazione confluirà in un fondo destinato al sistema nazionale di istruzione, da ripartire tra le scuole secondo criteri oggettivi. Votare SÌ al quesito significa perciò evitare finanziamenti privatistici alle scuole pubbliche, che genererebbero competizione tra le scuole e disuguaglianze dettate dalla presenza o meno di aziende o investitori nel contesto in cui sono inseriti i singoli istituti, con la conseguente creazione di Scuole di serie A e di serie B. Si eviterebbe, inoltre, il potenziamento economico delle scuole private, che potrebbero far risultare come donazione una parte delle spese di iscrizione, con benefici fiscali i cui costi ricadrebbero sulla collettività.

PETIZIONE IN DIFESA DELL’ESITO REFENDARIO 2011 PER ACQUA PUBBLICA

Cinque anni dopo la straordinaria vittoria referendaria del 2011, il governo Renzi e la maggioranza rilanciano i processi di privatizzazione del servizio idrico e dei servizi pubblici locali e cercano di cancellare definitivamente il contenuto politico-culturale di un pronunciamento democratico del popolo italiano, che ha affermato il principio che l’acqua è un bene comune.

Questo attacco prevede:

– lo stravolgimento della legge d’iniziativa popolare sulla gestione pubblica dell’acqua, presentata con oltre 400.000 firme nel 2007, con una serie di modifiche che eliminano ogni riferimento alla ripubblicizzazione del servizio idrico integrato e alla sua gestione partecipativa;

– la pubblicazione del Testo Unico sui servizi pubblici locali (decreto attuativo della Legge Madia sulla riorganizzazione della pubblica amministrazione – n. 124/2015), con l’obiettivo di: ridurre la gestione pubblica dei servizi ai soli casi di stretta necessità e di vietarla per quelli a rete, come il servizio idrico; di rafforzare il ruolo dei soggetti privati; di promuovere la concorrenza; di reintrodurre il principio dell’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nel calcolo della tariffa, proprio la dicitura che il referendum aveva abrogato.

Contro questo progetto lanciamo una campagna contro le privatizzazioni e i monopoli privati, per una gestione pubblica e partecipativa dell’acqua e dei beni comuni, e raccogliamo le firme a sostegno di una petizione popolare in cui chiediamo:

il riconoscimento dell’esito referendario sull’acqua e sui servizi pubblici locali del giugno 2011;

– il ritiro dei decreti attuativi della legge Madia sulle aziende partecipate e sui servizi pubblici locali;

– l’approvazione della proposta di legge “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”, nel testo originario;

– l’avvio di una discussione parlamentare per l’inserimento del diritto all’acqua nella Costituzione.

ed ecco l’appello dalla Francia

DAPPERTUTTO NEL MONDO PER UN #GLOBALDEBOUT

Dal 31 marzo 2016, i partecipanti a Nuit Debout occupano piazze pubbliche e le trasformano in un luogo di scambio, d’apprendimento e di creazione cittadina. Nata dall’onda di protesta sollevatasi contro la riforma del lavoro in Francia, tale riappropriazione dello spazio pubblico ha creato un luogo di riflessione dove ciascuno ha diritto alla parola ed a riprendere possesso della politica.

Siamo coscienti di appartenere a una mobilizzazione che sta diventando Globale. Legami pre-esistenti tra i vari movimenti si stanno attivando ed intensificando in tutto il mondo. Tutte le lotte che confluiscono verso le piazze rispondono alla medesima logica di difesa dei diritti più fondamentali: diritto al lavoro, diritto alla casa, diritto dell’ambiente, libertà d’espressione, libertà di riunione…

Nuit Debout si fissa, come primo obiettivo, la creazione di uno spazio di convergenza di lotte ove si privilegi il dibattito cittadino, ove ognuno possa condividere le proprie esperienze, le proprie riflessioni e le proprie alternative.

Se il 15 maggio prossimo, decine, centinaia, migliaia di cittadini e cittadine s’impossessassero degli spazi pubblici del mondo intero, si inaugurerebbe il passaggio ad un processo di convergenza sul piano internazionale.

Di fronte all’evasione fiscale, alla distruzione dell’ambiente o alla crescità delle ineguaglianza su scala mondiale, la nostra risposta deve essere globale e deve difendere i diritti fondamentali.

Per mettere fine a tutte le guerre!
Per mettere fine allo sfruttamento dei lavoratori, ovunque!
Per mettere fine alla corruzione, all’evasione fiscale, alle misure di austerità ed ai debiti!
Per fermare la distruzione dell’ambiente!

Il 15 maggio passiamo all’azione! Nei nostri quartieri, villaggi e città.
 È giunto il momento di unirsi e di mettersi Debout. Il 15 maggio, occupiamo piazze dappertutto nel mondo, per un GlobalDebout.

 

 

 

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