Piace a tanti, indigna molti. Non è un caso isolato la recensione su Tripadvisor di un signore della serie “non sono razzista ma”: «C’era una miriade di ragazzi disabili. Per i miei figli non è un bello spettacolo»
ROMA – “Il pacco è servito”, s’intitola larecensione su Tripadvisor. E il “pacco” consiste in quella “miriade di ragazzi disabili” che Ciro33, autore del commento, ha incontrato durante il suo soggiorno in un villaggio turistico abruzzese. “Ho prenotato questo viaggio per far divertire soprattutto i miei figli – scrive -. Siamo arrivati e nel villaggio era presente una miriade di ragazzi disabili. Non per discriminare, ci mancherebbe: sono persone a cui purtroppo la vita ha reso grandi sofferenze. Ma vi posso assicurare che per i miei figli non è un bello spettacolo vedere dalla mattina alla sera persone che soffrono su una carrozzina. Bastava che la direzione mi avvisasse e avrei spostato la vacanza in altra data. Sto valutando o meno di intraprendere una via legale per eventuali risarcimenti”.
Insorgono, sui social, le famiglie di persone con disabilità, allarmate e indignate da quella che definiscono “scandalosa recensione”, ma preoccupate soprattutto per il numero elevato di “like”, che sfiora quota 300. E risponde anche Iacopo Melio, che così si rivolge all’autore della recensione: “Caro testa a pinolo, ho saputo che sei stato in vacanza e che qualcosa è andato storto. Un gruppo di disturbatori ha infranto il tuo progetto di relax in mezzo al verde. (…) Mi trovo qui a scriverti due righe perché non so se un giorno anche io avrò dei figli come te. In realtà non so neanche se avrò un lavoro che mi permetterà di sognare una vacanza, ma andiamo per gradi: di certo una cosa l’ho ben chiara in testa, ed è la responsabilità genitoriale”.
“Se mai un giorno avrò dei figli – continua Melio – vorrò insegnare loro che la vera disabilità è negli occhi di chi guarda, di chi non comprende che dalle diversità possiamo solo imparare. Disabile è chi non è in grado di provare empatia mettendosi nei panni degli altri, di mescolarsi affamato con altre esistenze, di adottare punti di vista inediti per pura e semplice curiosità. Se un giorno avrò dei figli saranno sicuramente più fortunati dei tuoi che, poveracci, di colpe non ne hanno. Più fortunati perché scopriranno che la mia carrozzina non è né più né meno di un paio di scarpe nuove con le quali iniziare viaggi, avventure, sogni, destini, speranze. Se un giorno avrò dei figli sapranno che il dolore, quello vero, è nascosto nell’indifferenza e non nella malattia. Che i brutti spettacoli del mondo ce li ha sempre “regalati” la cattiveria umana e mai la dignità. Che il mondo è popolato da persone diverse ma con gli stessi diritti. Che non esiste libertà abbastanza grande di quella che possiamo prenderci per essere felici. Perché vivere significa questo: esser messi in condizioni di poter fare del nostro destino ciò che si vuole, senza mancare di rispetto (ah, che bella parola!) a chi ci sta intorno.
“Quindi, caro il mio testa a pinolo – conclude Melio – Non solo io in vacanza ci vado, quest’anno, come tutti gli altri anni. Ma ci andranno anche Marco, Matteo, Laura, Sara, Ilaria, Fabrizio, Ginevra, Alessandro… E tutti i ragazzi “speciali” di questo mondo, che di speciale non hanno niente se non la loro unicità: come me che ti ho scritto questo papiro di robe sconclusionate, forse, mosso da una frustrante sensazione di impotenza, e come te, caro testa a pinolo, che della vita non hai capito proprio niente”.
E non si tratta di un caso isolato: il social network dei viaggiatori dà voce e risonanza a quello che, tuttavia, pare essere ancora un sentire comune e diffuso, una cultura che, evidentemente, fatica ad essere superata. Poco più di un anno fa abbiamo raccontato la storia del bambino autistico “rifiutato” dal gestore di un bed and braskfast al centro di Roma. E due anni fa il caso della nonna, allontanata da una struttura ricettiva perché il nipote autistico “disturbava” gli ospiti. Segno che ogni anno si ripresenta il problema: quello di una cultura che fatica ad accogliere e che ancora, nonostante tutto, considera la disabilità un “disturbo”. Come Ciro33, e le 300 persone che trovano bella e utile la sua recensione. Che intanto, soltanto oggi, è stata rimossa. Un atto dovuto, visto che “TripAdvisor non accetta recensioni [..]che includono linguaggio incitante all’odio, pregiudizi”. (cl)
© Copyright Redattore Sociale
Purtroppo, di veri disabili come Ciro33 e i suoi figli il mondo è pieno! Poveracci destinati a rimanere isolati nella società e dal resto del mondo.