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Iuventa, anche Defend Europe dietro il teorema contro le Ong

Inchiesta Iuventa, ci sarebbe un legame tra i contractors che hanno denunciato la ong tedesca e i razzisti identitari. Il ricatto di Minniti a chi non firma il codice

di Ercole Olmi

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«Tutte le Ong scelgano da che parte stare», tuona Minniti dalle colonne del Fatto di Travaglio, organo ufficiale del partito no Ong. Minniti, ex pezzo grosso dalemiano del Pci calabrese è ministro di polizia per conto del Pd, lo stesso partito di Esposito (quello che non ci possiamo permettere di salvare tutti ma dobbiamo permetterci il Tav), della sindaca di Codigoro, nel ferrarese, che alza le tasse a chi ospita profughi e, soprattutto di Renzi e Gentiloni. «Chi non ha firmato non potrà far parte del sistema di salvataggio che risponde all’Italia, fermo restando il rispetto della legge del mare e dei trattati internazionali. Ma per firmare c’è ancora tempo». «Auspico una piena assunzione di responsabilità da parte di tutti, compresa Msf. Nessuno può far finta di non vedere quanto è emerso dalle indagini della Procura di Trapani», prosegue Minniti, che sulla Jugend Rettet commenta: «Dagli elementi che ho non posso sostenere che le motivazioni siano altre, ma non possono decidere loro di aprire corridori umanitari venendo a patti con i carnefici». Sulla missione in Libia, «non è un’operazione combact, ma solo supporto tecnico-logistico alla Guardia costiera tripolina concesso, su sua richiesta, al governo Sarraj, l’esecutivo libico riconosciuto dalla comunità internazionale», rileva Minniti.

Anche Msf nel mirino della polizia

Mentre la Procura di Trapani indaga sulla ong tedsca Jungend Rettet che operava attraverso nave Iuventa, altre organizzazioni non governative sono oggetto delle verifiche degli investigatori sull’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per veri e propri ‘viaggi organizzati’ con i trafficanti di profughi dalle coste dell’Africa all’Italia. Nel mirino dello Sco, Servizio centrale operativo della Polizia, anche Medici senza Frontiere. Interrogato il 27 febbraio scorso, Cristian Ricci, titolare della Imi Security Service che si occupava dei servizi di sicurezza sulla Vos Hestia di Save the Children ha detto che «la nave Iuventa fungeva da piattaforma e quindi si limitava a soccorrere i migranti per poi trasbordarli. Era sempre necessario l’intervento di una nave più grande su cui trasferire i migranti soccorsi dal piccolo natante. E in alcuni casi, secondo le testimonianze raccolte, imbarcazioni di Msf sarebbero intervenute per soccorrere e trasbordare i migranti senza essere state allertate dalla Guardia Costiera. Tra le navi i cui movimenti sono ora sotto osservazione ci sono la ‘Dignity One’, la ‘Bourbon Argos’ e la ‘Vos Prudence’. Nei mesi scorsi, sarebbero stati accertati ‘sconfinamenti ripetuti’ verso la costa libica ad almeno 8 miglia rispetto alle 12 consentite.

Che cosa lega la C-Star alla security dei contractors?

Ma il vero punto è l’Imi security service e il suo legame con la C-Star, la nave dell’organizzazione razzista e di estrema destra Defend Europe che si ripropone di ostacolare o impedire i salvataggi di esseri umani nel Mediterraneo. Famiglia Cristiana in un articolo dedicato alla questione dei possibili accordi tra ong e trafficanti di migranti rivela il contatto tra la società di sicurezza privata di Ricci – ovvero il gruppo di contractor che ha denunciato le «anomalie» della nave Iuventa, facendo aprire il fascicolo della Procura di Trapani – con l’ex ufficiale della Marina militare Gian Marco Concas, uno dei portavoce di Generazione identitaria, il gruppo fascisteggiante italiano nella Defend Europe contro lo sbarco dei migranti sulle coste italiane. «Il nome di Concas è inserito – scrive Famiglia Cristiana – nel gruppo social ufficiale della società che nell’ottobre dello scorso anno inviò prima all’Aise (servizio segreto militare) e poi alla squadra mobile di Trapani la segnalazione sui movimenti ‘sospetti’ della nave dell’Ong tedesca, sequestrata lo scorso 2 agosto dal Gip di Trapani. Il gruppo non è aperto al pubblico, è collegato al sito web ufficiale della Imi e prevede l’approvazione della richiesta di iscrizione da parte degli amministratori. L’elenco degli iscritti è invece liberamente consultabile, e composto da diversi contractor, molti dei quali con esperienze militari attive nel curriculum. In sostanza si tratta dello stesso contesto di provenienza della società di mercenari inglese che ha fornito a Generazione identitaria la nave C-Star, ora in arrivo sulle coste libiche». Una delle ipotesi è che la nave dei razzisti, oltre ad ospitare varie tipologie di invasati cristianeggianti, nazi, identitari, appunto, serva a ricollocare su nuovi business i mercenari che operavano nel settore, ormai in crisi, del contrasto alla pirateria.

Jugend Rettet: «Prima i principi delle leggi internazionali per il salvataggio in mare»

«Posso assicurare che nessuno dell’organizzazione, che io sappia, ha mai chiamato i trafficanti per facilitare l’arrivo di persone. Naturalmente riceviamo chiamate da altre organizzazioni che ci informano della posizione di barche in pericolo, ma non facciamo mai operazioni senza informare le autorità marittime a Roma», ripete il coordinatore della Ong Jugend Rettet, Titus Molkenbur, respingendo ogni accusa di contatti con i trafficanti di esseri umani e di condotta contraria al codice. «Abbiamo sempre lavorato in pieno accordo con le autorità italiane e internazionali e anche se non abbiamo firmato il Codice ho personalmente assicurato al capo di gabinetto del Viminale, Morcone, che per parte nostra terremo fede in modo rigido ai principi delle leggi internazionali per il salvataggio in mare e collaboreremo sempre con le autorità», dichiara Molkenbur. «Tuttavia, è chiaro che quando sei in mare, in situazioni di grave pericolo, e devi decidere verso quale imbarcazione dirigerti prima, quali vite salvare per prime, il coordinamento avviene prima di tutto con gli attori presenti in quel momento nella zona». In merito alle immagini che mostrano i saluti a presunti trafficanti, «in quelle acque non sai mai chi stai incontrando, non sai se è armato, se è pericoloso. Il nostro gruppo non ha protezioni di sorta, saluta chiunque incontri per dimostrare buone intenzioni. E nonostante ciò ci sono stati incidenti», spiega Molkenbur. Sulla restituzione della barca ai trafficanti, «distruggiamo le imbarcazioni quando possiamo, ma poiché la priorità è la sicurezza nostra e delle persone da salvare è successo che abbiamo fatto sbarcare della gente e si è verificata una situazione di emergenza su un altro fronte. A quel punto la scelta tra perdere tempo per incendiare una barca e salvare altri per noi è chiara».

Dalla Tunisia: Defend Europe go home

E, dopo le mobilitazioni catanesi contro la C-Star, anche dall’altra parte del Mediterraneo ci si organizza contro il lugubre circo degli identitari: «Facciamo appello a tutti gli attori della società civile, a tutti i responsabili, a tutti i marittimi, i guardacoste, a tutti i portuali, a tutte le parti interessate in Tunisia, Algeria, Libia ed Egitto, affinché si oppongano all’arrivo della nave C-Star in uno dei nostri porti, a impedire che entri nelle nostre acque territoriali e a rifiutarsi di trattare o comunicare con il suo equipaggio», scrive il Collettivo contro la C-Star in Tunisia. Il Collettivo segue con puntualità e apprensione gli spostamenti della nave in questione, poiché è forte la probabilità che la stessa possa attraccare in uno dei porti tunisini nei prossimi giorni per fare rifornimento. «Riportare i migranti verso le coste libiche dove già molti di loro sono detenuti in condizioni disumane e ostacolare le attività delle ONG e le operazioni di soccorso, mettendo così a grave rischio chi si mette in viaggio e, naturalmente, assicurarsi una chiassosa campagna di comunicazione». Questi gli obiettivi di codeste organizzazioni fasciste si legge ancora nel comunicato. «Rigiriamo contro di loro lo slogan dell’operazione “Defend Europe”: che se tornino a casa, qui non sono i benvenuti! In Egitto, in Grecia e anche in Sicilia, gruppi di cittadini/e antirazzisti/e hanno già debellato i tentativi d’approdo della C-Star e ridicolizzato la sua propaganda. Si stanno avvicinando alle coste tunisine, allora facciamo la stessa cosa qui! “Defend Europe – go home!”.

Save the children: non siamo spie

Da parte sua, Save the children, tirata in ballo dalla procura e nelle veline come accusatrice di Jugend Rettet, si dice preoccupata: «Sono preoccupato soprattutto dal fatto che si possa pensare oggi ad una esagerata vicinanza, a una non vera indipendenza di Save the Children dal governo italiano, dopo la firma da parte nostra a differenza di altri del Codice di Condotta delle Ong. Temo che si possa pensare che abbiamo fatto la spia sul conto della nave Iuventa, e non è vero. Save the Children non c’entra niente. È stato il personale tecnico della nave, cioè gli addetti alla security, al salvataggio, a fare le segnalazioni», ripete il direttore generale di Save the Children Italia, Valerio Neri.

#FreeIuventa

 

 

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