Honeywell di Atessa, i licenziamenti sono stati solo rinviati. Fuoriluogo il trionfalismo dopo l’accordo. Potere al Popolo denuncia rivendicazioni pre elettorali del PD
da Chieti, Alessio Di Florio
Mantenimento di parte dell’attività e cassa integrazione all’Honeywell di Atessa fino a febbraio 2019, incentivi per i “lavoratori che decideranno di andare via subito”. Questi i termini dell’accordo firmato al Ministero dello Sviluppo Economico per lo stabilimento abruzzese. Nel settembre scorso la multinazionale aveva comunicato che il prossimo 2 aprile cessava le attività in Abruzzo per de localizzare in Slovacchia. Una decisione che aveva scatenato un durissimo sciopero dei lavoratori.
Un accordo definito accettabile dal vicepresidente regionale PD Giovanni Lolli e accolto positivamente anche dalla triade sindacale. Anche se, non nasconde Davide Labbrozzi della Fiom, “non è semplice mostrarsi entusiasti, visto che si parla di chiusura della fabbrica, ma l’intesa raggiunta limita i danni”. Ed è questo lo snodo principale della vicenda: al contrario di quel che sta annunciando anche la stampa, sia locale che nazionale, i licenziamenti non sono stati scongiurati ma solo rinviati.
Dieci mesi in più di stipendio, in tempi di gravissima crisi economica, possono essere importantissimi per una famiglia. Ma dal febbraio prossimo quest’accordo prevede comunque che quasi 500 lavoratori rimarranno disoccupati.
Durissimo il commento di Carmine Tomeo di Rifondazione Comunista, che da anni segue e vive il mondo del lavoro e le lotte operaie, candidato alla Camera per Potere al Popolo, contro il trionfalismo della “maggioranza di centro sinistra” della Regione Abruzzo (giunta PD-LeU) nel rivendicare “un risultato praticamente inventato”. Carmine ricorda quanto accadde anni fa alla Golden Lady di Gissi, con assidue presenze in campagna elettorale e promesse, ottimismi e trionfalismi di ogni genere. Che non portò a nulla. Lo stabilimento è lì, ormai chiuso. Centinaia di lavoratori divennero nuovi disoccupati. Molti dei quali ancora oggi scontano quel drammatico epilogo. “Come fate a non vergognarvi neanche un po’?” attacca su facebook un ceto politico di cui denuncia “l’inadeguatezza”. Politici di centrodestra e centrosinistra che hanno regalato negli anni milioni alla multinazionale, ricorda sempre Carmine Tomeo, e oggi si esaltano perché i licenziamenti sono stati rimandati di qualche mese. Se avessero partecipato alla mobilitazione operaia e conosciuta l’ansia per il prossimo licenziamento da parte dei lavoratori, questi personaggi – scrive ancora in un comunicato – “si sarebbero resi conto di quanto poco nobile sia fare speculazione elettorale su una vertenza così drammatica”.
Ma questa è la storia di una Regione come l’Abruzzo, dove “l’applicazione della riforma Fornero e del Jobs Act – denuncia il comunicato dell’esponente di Potere al Popolo – ha avuto conseguenze ancora più gravi di quanto avvenuto mediamente nel resto del paese”. E i responsabili politici di tutto ciò ora stanno tentando la scalata al Parlamento dove, sottolinea amaramente, “potranno fare danni ad un livello più esteso di quello regionale”.