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Norvegia, estradata in Turchia prigioniera femminista curda

La Norvegia ha consegnato Gulizar Taşdemirad a Erdogan. Dopo le ultime elezioni si consolida definitivamente il sultanato

Le recenti elezioni in Turchia, nonostante la repressione e la guerra continua di Erdogan contro i kurdi, brogli (denunciati per esempio a Erzurum, Horasan e Hasköy a Mûş), arresti di osservatori internazionali (tra cui la nostra Cristina Cattafesta https://www.popoffquotidiano.it/2018/07/06/liberata-cristina-cattafesta-era-stata-sequestrata-da-erdogan/ ) e aggressioni ad elettori, hanno permesso al partito Hdp (i cui maggiori leader sono detenuti nelle carceri turche) di rimanere in Parlamento. Dopo le elezioni il ministro dell’interno turco Soylu, sostenendo la falsa accusa del coinvolgimento dell’Hdp nell’omicidio di un commerciante ad Ağrı, ha minacciato al telefono la co-Presidente dell’HDP, Pervin Buldan. “Voi d’ora in poi non avete diritto alla vita” ha sentenziato l’uomo di Erdogan.

Nei giorni successivi alle elezioni turche molti attivisti e cittadini italiani solidali con la causa curda si son visti bloccare da Facebook per post pubblicati che non avrebbero rispettato i “termini d’uso” del popolare social network. Post di ogni tipo che avevano, come unico filo comune, quello di voler tenere i riflettori accesi su quel che succede in Kurdistan. Anche, in realtà, di anni fa. E’ successo, per esempio, alla consigliere comunale di Napoli Eleonora De Majo (bloccata per una settimana) e al sottoscritto. Addirittura per aver pubblicato sulla pagina (nel frattempo sparita) di Rete Kurdistan Abruzzo 2 anni fa la foto di un’iniziativa a Pescara dal titolo “Non uccidere”.

Dopo questa tornata elettorale, come ha denunciato la delegazione italiana di osservatori internazionali, sono entrati in vigore gli emendamenti costituzionali approvati dal referendum del 16 aprile 2017. Si è così realizzato “il passaggio dal sistema parlamentare a quello presidenziale di tipo esecutivo” animato da “una visione islamico conservatrice ultra nazionalista” e che “neutralizzando ogni opposizione e bilanciamento di poteri mette la parola fine allo stato di diritto”. La delegazione italiana al rientro ha testimoniato il “clima di terrore” che si vive nel Kurdistan turco.

In questa situazione la Norvegia, che molti anche in Italia vedono come “culla della democrazia” e “patria dei diritti”, ha estradato in Turchia l’attivista curda e femminista Gulizar Taşdemir. Nonostante sia gravemente malata, denuncia Ceni-l’Ufficio delle Donne Curde per la Pace attivo in Germania, è stata legata brutalmente per le mani e i piedi. Nel 2015 Taşdemir, in Turchia ricercata per la attività politica, si è vista respinta la richiesta di asilo politico nello Stato nord europeo. Domanda che ha ripresentato in Germania, dove è stata nuovamente respinta e lei rispedita in Norvegia in base all’accordo di Dublino. Si, proprio quello che tutti dicono di voler modificare ma che, nei fatti, è ancora lì pronto ad essere utilizzato come clava e catena contro i migranti. Gulizar è stata consegnata al regime turco, denuncia Cedi, nonostante il fortissimo rischio di tortura, maltrattamenti e una lunga pena detentiva in uno Stato dove “la giustizia indipendente è stata rimossa e la tortura è all’ordine del giorno”. Rete Jin, la rete delle donne di solidarietà con il movimento delle donne curde, nell’esprimere il proprio sdegno per l’estradizione di Gulizar Taşdemir e chiamare alla mobilitazione nella denuncia di questa ennesima violazione di ogni diritto umano contro un’attivista curda, ha denunciato il disumano trattamento del regime di Erdogan contro le attiviste rivoluzionarie curde: esposizione dei nudi corpi, trascinamento per le strade per poi buttarle nei dirupi, taglio dei seni e “atti nauseanti sui corpi”.

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