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«Stare insieme, a sinistra, come in un social forum»

Sinistra, la relazione che ha introdotto l’assemblea di Compagne e compagni

di Marina Boscaino

Pubblichiamo la relazione introduttiva di Marina Boscaino all’assemblea dell’11 novembre 2018 a Roma di Compagne e compagni. Nei prossimi giorni pubblicheremo altri interventi sul sito di Rifondazione comunista. 

Buongiorno compagne e compagni.
Vi ringraziamo per aver accolto la nostra richiesta, per aver assecondato la proposta di vederci, di incontrarci, di parlarci.
L’incontro di stamattina è stato organizzato in gran fretta sulla base dell’interesse suscitato dalla lettera compagne e compagni nel tentativo – oggi – di porre preliminarmente le basi per quello che potrà essere (una volta condivisa la volontà di pensare insieme) un incontro più ampio. Sappiamo che il silenzio in questi tempi configura assenza. E noi – con le nostre ragioni – ci proponiamo di essere presenti, di partecipare, di essere parte e partigiani.

Come sapete questa iniziativa nasce dalla riflessione seguente all’esperienza che noi – i primi firmatari di quella lettera – abbiamo fatto dentro Potere al Popolo! Ma non si conclude nella conclusione di quell’esperienza. Nè si appella esclusivamente a chi, come noi, è stato deluso da Potere al Popolo! Non vogliamo partire da un segno meno, ma da un segno più.

Ma qualche parola introduttiva dobbiamo dirla, per chi c’era e per chi non c’era. Per fare chiarezza e per restituire – attraverso una breve ricostruzione di quello che è accaduto – il senso e la credibilità della nostra posizione e della nostra convinzione. E dunque di quello che oggi vorremmo discutere con voi.

Una paziente ricostruzione filologica, per chi ne avesse l’incauto desiderio, potrebbe essere fatta partendo dai documenti, tanti, disseminati nel corso di quasi un anno di percorso: la virata, lenta ed inesorabile, verso una nuova formazione politica di quello che lo scorso inverno, veniva descritto come “Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi.” Il posto per una come me: una senza partito da sempre, che ha fatto della battaglia per una scuola laica, pluralista, inclusiva e democratica un proprio elemento identitario, sia nel senso dell’elaborazione che delle lotte.

Sono stata chiamata a far parte del coordinamento nazionale di Potere al Popolo! e ho aderito con entusiasmo, credendo in quanto quelle parole affermavano con chiarezza inequivocabile: un soggetto “plurale” (un aggettivo che sin dai primi incontri e comunicati, però, è stato bandito dal lessico di chi gestiva la comunicazione come proprietà privata), che finalmente si ponesse oltre i tantissimi tentativi praticati nell’ultimo decennio; che valorizzasse ciò che si aveva in comune, e su questo facesse perno e leva per costruire – sulla base di principi intransigentemente condivisi quali uniche regole di ingaggio – una sinistra alternativa.

Le cose sono andate in un’altra direzione: una cordata granitica e molto coesa ha tramutato il progetto originario immediatamente dopo che il partito più numericamente consistente in termini di militanti aveva messo a disposizione tutte le proprie forze per raggiungere l’obiettivo del numero di firme che hanno consentito la partecipazione alle elezioni del 4 marzo; costruendo le condizioni che avrebbero costretto formazioni organizzate a dover decidere se stare dentro rinunciando alla propria identità o uscire. Un lavoro sapiente, fatto di accelerazioni, conte, aut aut, che ha portato alla situazione attuale. Senza ascoltare ragioni, non comprendendo né rispettando storie e identità pregresse dei soggetti politici che avevano aderito (che, infatti, uno dopo l’altro, si sono sfilati), dettando un’agenda basata su un decisionismo oltranzista e limitato a pochi, sulla velocità, sulla governabilità attraverso le pratiche discutibilmente democratiche di uno statuto che prevede la decisione con il 50+1% con votazione su una piattaforma: fine della partecipazione concreta; fine della condivisione reale; fine di qualsiasi possibile rispetto dei reali equilibri in un soggetto che sancirà il 49% come minoranza. Lo scontro generazionale, una poetica attuale all’inizio del XX secolo – ha spesso caratterizzato le discussioni. Noi disapproviamo merito e metodo.

E’ da questo quadro che partiamo, con la coscienza – forse incomprensibile, a chi abbia esercitato il politicismo ad oltranza, dentro e fuori i partiti – di aver fatto tutto il necessario e il possibile perché il progetto di Potere al Popolo! potesse non naufragare, mantenendosi fedele ai principi enunciati nel manifesto che in tanti abbiamo firmato. Personalmente, come tanti altri compagne/i, sono stata invitata, partecipandovi, a una trentina di assemblee, dalla Sicilia alla Lombardia, senza tirarmi indietro e senza sacrificare lavoro e impegnando, invece, come una militanza seria e convinta richiede, tempo, fatica e soldi. Ma non solo da questo vogliamo ri-partire. Sono tanti che ci hanno chiesto, in quest’ultimo mese, in che direzione possiamo tentare di muoverci, tutti insieme. Anche tra coloro che dentro Pap non sono mai stati. Le tante Marine Boscaino, prive di appartenenza partitica, che si sono mosse – non rinunciando alla politica dell’impegno e all’impegno della politica – nella direzione che l’appello configurava; ma che – prima ancora – era stata la direzione del No sociale, che tanto peso ha avuto per l’esito positivo del 4 dicembre 2016. E che hanno desiderio di impegno, condivisione, convinzione, organizzazione negoziata e comunemente configurata, senza voler rinunciare al proprio progetto, alla propria identità, ai compagni di strada che magari da anni, – come lei, come loro – stanno portando avanti un’istanza, una lotta, un campo di elaborazione in cui si riconoscono e vogliono continuare ad essere riconosciuti.

Confortati, in questa tensione, da quello che è accaduto ieri a Roma; una manifestazione straordinaria, frutto di una confluenza operata nella libertà e nella scelta di stare da una parte e non dall’altra, radicalmente; là dove l’emergenza e la condivisione di alcuni no (no al razzismo, al fascismo, alla discriminazione, alla violenza, allo stato di polizia) e di alcuni sì (sì all’uguaglianza, all’accoglienza, al rispetto dei diritti delle persone, ai diritti imprescindibili garantiti per tutti) entrambi fondativi, riescono a rendere saldamente uniti soggetti differenti, ricordando i momenti migliori più lontano e più vicini della capacità di mobilitazione del nostro Paese. Era questo che io pensavo potesse e dovesse essere Potere al Popolo! E’ da questa riflessione e da questa evidenza che proponiamo di ripartire.

Per provare a configurare uno spazio ipotetico, crediamo sia necessario attenerci alla massima chiarezza per quanto riguarda il merito e il metodo della prospettiva che intendiamo discutere con voi.
Non vogliamo partire da un segno meno, ma da un segno più.
Non stiamo proponendo il soggetto dei delusi, degli scontenti di Pap! essere qui ed oggi non è per noi antitetico a Pap! e al perdurare di quell’esperienza; non stiamo chiedendo di entrare da qualche parte o di uscire da pap o da altro, ma di mettere insieme tutti. Provare a stare insieme è per noi la Cosa giusta che non pensiamo possa essere pregiudicata dall’essere membro di una assemblea territoriale Pap, né viceversa.
Non stiamo tantomeno proponendo un soggetto politico che si infili in una logica elettoralistica (elemento peraltro imminente, in molte situazioni italiane e in maggio alle europee)
Non stiamo proponendo l’ennesimo contenitore, in cui prima o poi chi assumerà l’egemonia possa chiedere o pretendere da tutti gli altri di liquefarsi
Non stiamo cercando di configurare la lobby sociale per la lista di De Magistris.
Non stiamo proponendo una stretta organizzativa, ma un ambiente aperto, libero e democratico, che veda nell’essere rete e forum sociale e politico permanente un investimento a lungo termine, anche nella prospettiva di una alfabetizzazione costituzionale e politica che nessun mutualismo può surrogare.
– Non consentiremo, se la nostra iniziativa avrà respiro, che il tema organizzativo prevalga sull’identità come progetto. L’organizzazione non può che essere funzionale al progetto
1) Pensiamo quindi di proporvi di inaugurare da oggi uno spazio che si allarghi per la costruzione di un blocco sociale che vada oltre il passaggio elettorale e che addirittura prescinda da esso;
2) desideriamo partire da una piattaforma di principi ineludibili e fondativi del nostro stare insieme. In maniera semplificata, poiché la nostra Costituzione è fondata sull’antifascismo, da una maniera nuova di declinare il concetto di antifascismo stesso, che coincida con la lotta a tutti gli attacchi ai principi costituzionali e escluda qualsiasi compromesso politicista per configurare un luogo di antiliberismo egualitario. E’ un metodo praticabile. Io stessa ne ho avuto esperienza: lo chiamavamo “metodo Lip” proprio per questa peculiarità; ci ha consentito – nonostante le differenze di appartenenza sindacale e politica dei membri della Lip scuola – di fare un passo indietro, facendone tutti insieme uno in avanti, riuscendo a costruire un dispositivo di legge – Legge di iniziativa popolare per La Scuola della Repubblica – che è la nostra legge, la nostra proposta di una scuola costituzionalmente determinata.

3) Abbiamo tante volte considerato (soprattutto nell’ultimo anno) il tema della connessione delle lotte come fondativo per determinare il perimetro nel quale muoversi; siamo ancora convinti di ciò, ritenendo però necessario ribaltare il paradigma in base al quale ci siamo mossi. La connessione tra conflitti e lotte non è rappresentabile in un singolo soggetto, ed è questo l’errore di impostazione che vi proponiamo di emendare; al contrario, riteniamo che partiti, movimenti, singole istanze e singoli individui debbano essere conosciuti e ri-conosciuti in uno spazio comune, privo di egemonie, in un soggetto plurale costruttore di relazioni e di nessi. Solo mettendo insieme, includendo, assegnando pari dignità alle lotte, alle esperienze e alle elaborazioni – in una pratica di unità di intenti – saremo in grado di chiarire veramente cosa sta facendo il governo gialloverde; cosa significhi una collocazione europea nello schieramento alternativo e antagonista ai vincoli dei trattati – da Maastricht a Lisbona, al Fiscal Compact – e alla dismissione del perseguimento dei diritti fondamentali delle persone.

4) Viviamo in un contesto di parole mantra, che perseguitano il passato e ritagliano un nuovo immaginario: velocità e modernità hanno polverizzato lo spazio della riflessione lenta e verticale, analitica e critica, alla quale crediamo si debba ridedicare il nostro tempo e la nostra energia, a meno che non si decida di soccombere acriticamente a diktat dettati da una cultura che non ci appartiene e da una rivalutazione di quelle che debbano essere le condizioni di praticabilità democratica degli spazi di tutte/i. Pensiamo che la costruzione di una sinistra alternativa debba passare necessariamente per la costruzione di un immaginario alternativo, che punti il dito nella piaga del cambiamento antropologico che ha favorito l’abbandono della politica e la celebrazione di un individualismo silente e remissivo. Abbiamo vissuto la tentazione della mimetizzazione, dell’oscuramento di un’identità chiara e esplicita, per tentare di inseguire una medietà che abbiamo in alcuni momenti considerato ipoteticamente premiante. Non è e non può essere così. Nella mimetizzazione non ci si fa riconoscere e non ci si ri-conosce. Dobbiamo dire esplicitamente la nostra identità come appartenenza inequivocabile ad una storia e a dei principi

In queste direzioni sottoponiamo alla vostra attenzione e riflessione la possibilità che:
si assuma il modello del forum sociale
Le case del Popolo divengano paradigma e simbolo di questa nostra intenzione e di questo senso dello stare insieme: sede della costruzione della rete locale e delle circolazione (oltre che della pratica) di informazioni e attività di mutualismo, mobilitazione, lotte.
si attivino assemblee territoriali, rispetto alle quali i promotori della lettera Compagne e Compagni si mettono a disposizione per la diffusione e la riflessione sul progetto
si crei di un gruppo di “portatori di sapere”, che abbiano esperienza di attività ed elaborazione sui saperi sociali e che mettano a disposizione le proprie conoscenze e la propria esperienza per il bene comune
– si organizzi un portale per la diffusione e socializzazione dei materiali prodotti.

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