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Nuova Via della Seta. la Cina è vicina, al capitalismo italiano

Sfruttare la corrente assecondandola, ecco spiegata la nuova Via Della Seta

di Federico Giusti

Sfruttare la corrente assecondandola, è questo il messaggio lanciato dai padroni al governo italiano per favorire accordi economici con la Cina. Nelle ore successive al viaggio del premier Cinese, possiamo iniziare a fare due conti e qualche riflessione leggendo sulla stampa dichiarazioni entusiastiche di imprenditori privati e managers pubblici verso i contratti stipulati che riguardano, notizia dell’ultima ora, anche le telecomunicazioni. La Via della Seta è l’ancora di salvezza della Europa a trazione tedesca per non farsi schiacciare dagli Usa (e dalla politica protezionistica di Trump) e dalla Russia di Putin.

Contenti anche in casa Ansaldo Energia che nei prossimi anni si è assicurata delle commissioni da parte cinese per la costruzione di turbine cosiddette ecologiche, capaci di bruciare gas di scarto a basso costo (evitando la dispersione nell’ambiente) attraverso un intesa con un patner cinese, la Benxi Steel, tra i principali produttori di acciaio nel mondo.

I rapporti Italia- Cina non sono nuovi anche in campo energetico o meccanico, da anni esistono accordi commerciali nel settore energetico, la via della Seta rappresenta tuttavia un gran salto di qualità. La Cina ogni anno fa laureare 7 milioni di studenti, parte di loro vengono mandati in giro per il mondo ad acquisire conoscenze tecnologiche delle quali il paese è ancora sprovvisto, impiegheranno meno di 10 anni per raggiungere i paesi europei. La Cina e l’Asia sono tra i mercati del futuro e i settori industriali delle telecomunicazioni e dell’energia sono tra quelli in maggiore espansione, la collaborazione tecnologica vale soprattutto in prospettiva futura quando la Cina, su copyright italiano produrrà merci come appunto le turbine dell’Ansaldo di cui il paese ha forte necessità. Immaginiamoci allora se molte delle aziende italiane fossero ancora in mano statale, quali sarebbero stati i ritorni economici e lavorativi ? Sicuramente innumerevoli con profitti destinati a finire direttamente nelle tasse statali a finanziare magari la riconversione di aziende ormai non competitive investendo in ricerca e nuova tecnologia.

La collaborazione tra Italia e Cina riguarda soprattutto le infrastrutture che poi determinano investimenti nei trasporti, nelle energie e nelle telecomunicazioni, l’Italia fornisce tecnologia alla Cina che a sua volta investirà capitali indispensabili per guadagnare nuovi mercati come l’est Europeo.

Il Memorandum sulla Via della Seta prevede , stando a Il Sole 24 Ore, “10 accordi tra imprese e 19 intese istituzionali, gli accordi hanno un valore di 2,5 miliardi e un potenziale di 20 miliardi”, un po’ meno di quelli annunciati, senza dimenticare  le intese finanziarie tra Unicredit e Banche cinesi e l’ accordo, strategico per le infrastrutture, tra  l’Autorità portuale di Trieste e l’azienda cinese CCCC  a cui si aggiunge anche un accordo di quest’ultima con il Porto di Genova.

La Via della Seta permetterà all’Italia di non restare fuori dai giochi capitalistici che contano, magari all’ombra della Germania (al di là di quanto pubblicamente potranno asserire i nostri governanti) ma pur sempre viva soprattutto dopo essere stata estromessa dai corridoi del gas che contano, del resto il nostro paese è rimasto fuori dal raddoppio del Nord Stream che riguarda Russia e Germania o dall’accordo tra Russia e Turchia che non punterebbe verso l’Italia ma nell’area dei Balcani.

Ecco spiegata la importanza per il capitalismo italiano la Via della Seta sperando di giocare, all’ombra della Cina, altre carte per ricevere gas a basso costo visto che il rialzo del prodotto avrebbe ripercussioni negative sulla stessa economica, quella economia che da anni avrebbe dovuto investire nelle energie rinnovabili ma non lo ha fatto per subire il diktat dei poteri forti nazionali ed internazionali.

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