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La lettera che Salvini non riceverà mai

La lettera che conservava un ufficiale italiano di marina morto nella II guerra mondiale. Una donna lo ringraziava per aver salvato la vita a dei naufraghi

di Antonio Camuso*

Signore, felice la Nazione che ha degli uomini come voi”. I nostri giornali ci hanno riferito del vostro comportamento verso l’equipaggio di una nave che era vostro dovere affondare. Esiste un eroismo barbaro e un altro davanti al quale l’anima si mette in ginocchio: il vostro. Siate benedetto per la Vostra bontà che ha fatto di Voi un eroe non soltanto dell’Italia ma dell’umanità.  Firmato: “Una donna portoghese”.” 

immagini tratte dalla pagina fb di Mediterranea Saving Humans

Questo il contenuto della lettera ritrovata nel portafoglio del comandante Salvatore Bruno Todaro, deceduto per mitragliamento aereo inglese del suo mezzo navale, il Cefalo, in missione congiunta con la “fascistissima” Decima MAS , dinanzi alle acque della Tunisia nel dicembre del 1942.

Emblematico , che  quelle parole scritte da una sconosciuta moglie di un marinaio  di un equipaggio di una nave nemica, il Cabalo, affondata  dal pluridecorato comandante di sommergibili, fossero  da lui ritenute più importanti  delle motivazioni delle  medaglie d’argento e bronzo ricevute in guerra.

 Una lettera  da portare con sé , vicino al cuore, avendo rischiato la propria vita e  quella dell’equipaggio del suo sommergibile, il Cappellini, trainando ostinatamente per centinaia di miglia ,  in pieno oceano, le scialuppe di salvataggio dell’equipaggio della nave nemica da lui affondata e sbarcarle in un porto sicuro, invece di lasciarle al loro destino, secondo le leggi di guerra.

Rimproverato dall’Ammiraglio nazista Doenitz per questo suo “inconcepibile”atteggiamento,  rispose semplicemente:- Noi siamo marinai, marinai italiani, abbiamo sulle spalle duemila anni di civiltà, e noi queste cose le facciamo!”

Con   le stesse parole,  oggi,  hanno diritto di replicare alle aberranti proteste di Salvini,  il comandante della nave militare Cingala Fulgosi e della nave civile Mare Jonio, che hanno soccorso migranti in procinto di affondare in acque poco distanti dal luogo dove il comandante Todaro, sacrificò la sua vita , in nome di un’Italia  che riteneva degna di  duemila anni di civiltà, ma che oggi appare terrorizzata dall’arrivo di donne e bambini in fuga da guerre e fame e pronta a dichiarar loro guerra, erigendo blocchi navali e chiudendo porti.

Una lettera equivalente  a quella indirizzata  all’eroe Todaro, è quella che sa di ricevere ogni vero uomo di mare, scritta però, non con l’inchiostro, ma  con le lacrime di ringraziamento degli esseri umani da lui soccorsi, che vedono l’Umanità rivivere in quel suo  gesto di solidarietà universale.

Una lettera che Salvini e soci, sicuramente, non riceveranno mai, avendo  barattato duemila anni di civiltà per  un pugno di voti e qualche migliaio di like sui social.

*Archivio Storico Benedetto Petrone, Brindisi

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