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Roma, il normale razzismo di mezza estate

Il razzismo non va in ferie, tantomeno a Roma. La storia di Andi Ngaso, medico della Cri, che ha trovato una scritta razzista sull’auto

di Nathalie F. Zak

Il razzismo non va mai in vacanza, magari con un biglietto di sola andata!? L’ennesimo episodio intimidatorio a sfondo razzista è avvenuto la notte tra il 21 e il 22 agosto a Roma, nel quartiere Pigneto, zona est della capitale. Andi Ngaso, medico trentenne originario del Camerun, volontario presso l’Area salute del Comitato nazionale della CRI, ha ritrovato la sua automobile con un becero insulto scritto a caratteri cubitali sul cofano. Il medico camerunense stava andando a riprendere la sua macchina parcheggiata sulla Casilina insieme ad un suo amico, quando si sono accorti del grave insulto che alcuni razzisti hanno scritto in loro assenza. Inevitabile la paura di ricevere un’ aggressione improvvisa: “Basta – gridava l’amico – voglio tornare in Camerun, non voglio rischiare la vita”, ha gridato il suo connazionale. Il medico ha chiamato le forze dell’ordine e sporto denuncia il mattino seguente, raccontando ciò che subisce ogni giorno: “Vivo a Roma da soli tre mesi, ma qui l’aria è più pesante che nella provincia del Nord. Sono arrivato in Italia quando avevo 19 anni – spiega – In 13 anni di aggressioni razziste ne ho subite tante, la più eclatante nel gennaio dell’anno scorso a Cantù, quando una signora si rifiutò di farsi curare da me per via del colore della mia pelle”.

Rivolgendosi alla politica, aggiunge: “Dei fenomeni di razzismo, dei processi di inclusione sociale delle minoranze, i politici facciano parlare noi, i diretti interessati – sostiene Ngaso- invece non abbiamo mai occasione di prendere parola” (agenzia Adndrokos). Totale la solidarietà da parte dei colleghi e del Presidente della CRI Francesco Rocca, che ha ricordato l’aggressione razzista nei confronti di un altro volontario ghanese: il 6 agosto scorso, a Loano, in provincia di Savona, Umar Nuri, un volontario venticinquenne dell’organizzazione, insieme ad altri, presenziavano uno spazio allestito della CRI, distribuendo materiale informativo e divulgativo. Umar era stato insultato da un gruppo di razzisti che gli urlavano contro: ”Tu sporchi la divisa che indossi”. Il Presidente Francesco Rocca, in seguito all’accaduto,  aveva prontamente scritto un messaggio di solidarietà nei confronti del volontario sul suo profilo facebook , ribadendo i principi fondanti della CRI: “Noi siamo orgogliosi che Umar abbia scelto la nostra divisa, che lo faccia con orgoglio e con il sorriso e continueremo a batterci contro ogni forma di razzismo e discriminazione. Il nostro Paese, culla della Croce Rossa e del Movimento Internazionale, si sta incattivendo ogni giorno di più – scrive – nuove forme di politica e comunicazione malata e tossica stanno toccando i valori fondanti la nostra Comunità. La disseminazione dei nostri principi e valori deve continuare ad essere una costante, una priorità per tutti i comitati della Croce Rossa. E tutti sappiano che noi non ci stancheremo mai di essere un’ Italia che aiuta, con le braccia ed il cuore di ogni persona di buona volontà, poiché tutti possono in un modo o nell’altro, ciascuno nella sua sfera e secondo le sue forze, contribuire in qualche misura a questa buona opera’”. Parole di solidarietà, affetto unite all’ impegno di perseguire gli ideali per cui si battono ogni giorno, sono state ribadite da Francesco Rocca il 22 agosto nei confronti del dottor Ngaso, mettendo in risalto la necessità di fermare la crescente e pericolosa onda xenofoba che sta montando senza sosta in Italia (e non solo) e che rappresenta la vera invasione: quella delle coscienze, ogni giorno più offuscate e scollate dalla dimensione umana alla quale dovremmo appartenere, fomentate da ingiustificate e pilotate forme di odio verso tutto ciò che viene percepito e considerato diverso. “È ora di fermare questo clima di razzismo, odio e intolleranza che sta crescendo nel nostro paese. Ribadiamo con forza e passione che siamo tutti fratelli e tutti con Andi” ha ribadito il Presidente, insieme ai volontari che condannano tali azioni, avvalorando con forza i principi della CRI e affermando che “questi episodi non offendono solo lui, ma tutti noi

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