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Moderni sciamani e città invisibili, il cartellone del Nazionale di Genova

La nuova stagione del Teatro nazionale di Genova che ha aperto con due sorprendenti prime nazionali

E insomma, dici Teatro Nazionale e magari pensi a un’istituzione un po’ ingessata, a una programmazione più orientata ai classici per una proposta in sicurezza, rivolta a quel pubblico di spettatori affezionati che amano ritrovarsi abitualmente nel salotto buono di ogni città che si rispetti. E invece. Invece tutt’altro al Teatro nazionale di Genova,  che per l’inaugurazione della nuova stagione sceglie di sorprendere con due prime nazionali in rapida battuta, altrettanti uno-due praticamente in contemporanea,  come le finte di un pugile che danza sul ring: veloce, spiazzante, disturbante. Sempre affascinante nella sua eleganza di movimento.

Peepin Tom

Il teatro come arte di combattimento. E di riflessione su una realtà complessa, quella del mondo che abitiamo, decifrabile a volte solo da punti di vista eccentrici, come le visioni dei moderni sciamani della compagnia di teatro danza Peeping Tom. Che in inglese significa guardone. E  che apre la stagione del Teatro della Corte con Vader, tentativo (riuscito) di illuminare la zona d’ombra del crepuscolo della vita. Autentico rimosso delle moderne società occidentali che allontanano dalla loro vista, relegandolo a non-luoghi come le case di riposo,  lo spettacolo  feroce e  insieme struggente della decadenza dei più anziani. Acclamata in tutto il mondo e vincitrice di numerosi premi internazionali,  la compagnia fondata in Belgio dall’argentina Gabriela Carrizo e dal francese Franck Chartier,   è per la prima volta a Genova per presentare il primo capitolo di una trilogia dedicata alla famiglia, composta anche da Moeder (Madre) e Kind (Figlio). Nella sala da pranzo di una casa di riposo allietata, per così dire,  da una dimessa orchestrina femminile, gli ospiti sono accuditi e vessati in egual misura da un personale di servizio un po’ border-line, diretti enigmaticamente da una coppia di origine cinese: bambola di pezza disarticolata o languida gattina lei, severo ufficiale in uniforme dell’esercito della Repubblica popolare lui. Ma che con lei si scioglierà in un’irresistibile danza di corteggiamento felino. Qui un anziano (interpretato dall’attore 80enne Leo De Beul), riceve le visite del figlio, che non sembra starci tutto con la testa neppure lui, oscillando tra tenerezze e scoppi di rabbia per la disperazione impotente di vedere il proprio padre ormai prigioniero della demenza.

Tra minacciosi ordini di un interfono gracchiante che scandisce il tempo di tutti e momenti di frenesia improvvisa che colgono il personale di servizio, spingendo al limite i corpi di performer di straordinaria bravura, la sala sprofonda inesorabilmente in un mondo onirico e surreale di angosce, ricordi e desideri malgrado tutto ancora accesi. E dove uno spazzolone  può diventare, alternativamente, una minaccia terrorizzante come uno strumento di seduzione.  Visivamente sbalorditivo, Vader riesce a fare ridere e commuovere assieme. Perché non c’è tragedia che non abbia anche momenti ridicoli.   E perché se crepuscolo ha da essere,  lo sia in un foliage che incendia l’autunno dell’esistenza di colori psichedelici in un trip di incubi, paure e  speranze che gli spettatori non avevano ancora scoperto di poter provare.

Ma non si ha quasi il tempo di riprendersi che approda dopo il debutto in Uruguay, fino al 12 ottobre alla Sala Mercato di Sampierdarena, The Global City, di Instabili Vaganti. Prodotto dal Teatro Nazionale di Genova insieme a El Florencio – Festival Fidae e  curato da Nicola Pianzola per la parte drammaturgica e diretto da Anna Dora Dorno, entrambi anche interpreti dello spettacolo insieme a un gruppo di giovani performer, The Global City ha come primo riferimento  Le città invisibili di Italo Calvino e si nutre di un lungo lavoro di ricerca sulle megalopoli, che la compagnia ha attraversato materialmente durante progetti in Asia e Sud-America. Esperienze in luoghi lontani e a volte pericolosi entrano così in scena come suoni, videoproiezioni e immagini, che accompagnano le azioni fisiche dei performer.

Filo conduttore è la storia di un uomo che vive nella metropolitana, un emarginato, che cerca di sopravvivere facendo il venditore ambulante, non di oggetti ma di ricordi.  The Global City affronta temi di forte attualità, come la tensione tra le due Coree, il problema delle sparizioni forzate in Sud America o delle migrazioni contemporanee. Tutto il materiale raccolto in questo continuo e inquieto “errare” di Instabili Vaganti nel mondo forma così una mappa frammentaria e distorta, che si esprime in un’unica distopica e surreale Città mondo. Da Teheran a Città del Messico, dalle case fatiscenti di Calcutta ai grattacieli di Shanghai: The Global City è un insieme di ricordi, culture, desideri.  Lo spettacolo – il cui progetto di produzione è risultato vincitore del bando “Per chi crea” promosso dal Mibac e gestito dalla SIAE – è frutto di un lungo percorso che ha coinvolto attraverso residenze anche altri partner nazionali e internazionali: Au Brana Residential Centre for Performance Research in Francia, Teater Albatross e Inter Arts Centre in Svezia, Fondazione Sipario Toscana Onlus, Teatro delle Donne e Re.Te. Ospitale in Italia. Le tappe produttive sono state inoltre supportate dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma e dall’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo.

Lo spettacolo è anche il primo appuntamento di In_Oltre, un percorso di 14 spettacoli interno alla stagione del TNG, per un viaggio che incrocia nuove drammaturgie, performance tra musica e danza contemporanea, classici riletti in maniera sorprendente, collaborazioni internazionali e nuovi talenti. Un’esplorazione del contemporaneo, le sue tematiche e i suoi linguaggi, di mondi altri, geograficamente lontani o di luoghi diversamente familiari.   Un viaggio agevolato dal nuovo abbonamento specificatamente formulato per favorire l’incontro della fascia di pubblico più giovane con un teatro del teatro del presente che conta produzioni come Supermarket. A Modern Musical Tragedy (19-2 febbraio) e Happy Hour (25-27 marzo). Ma soprattutto con L’Angelo di Kobane, dell’inglese Henry Naylor, dal 29 novembre al 15 dicembre sempre in Sala Mercato: materiale di drammatica attualità proprio in questi giorni che  l’esercito turco ha attaccato, approfittando del ritiro delle truppe statunitensi, gli insediamenti curdi nel nord della Siria. Per la data genovese dello spettacolo sapremo sicuramente se e come si sarà consumato,  definitivamente e  ancora una volta,  l’ennesimo tradimento dell’Occidente, dopo averlo utilizzato come prima linea della guerra all’Isis,  di questo piccolo coraggioso popolo senza terra.

E i classici? Certo,  ci sono anche quelli e ci mancherebbe.

Tutta la programmazione del TNG è qui

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