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Assunto per un pezzo di pane, licenziato per un pezzo di pane

Ha preso del pane destinato al macero: licenziato. A segnalare il “furto” lo stesso panificatore, allergico al sindacato, già condannato una volta

Un lavoratore di un forno è stato licenziato per aver preso del pane destinato al macero. E’ la Flai Cgil di Roma a rivelare una notizia ancora più scandalosa se si considera il retroscena. Il panificio in questione, piuttosto noto e disponibile in buona parte della grande distribuzione, ha già subìto una condanna per condotta antisindacale per aver, negli ultimi anni, discriminato, intimidito e licenziato i lavoratori iscritti alla Flai Cgil.

Colui che ha segnalato il furto è l’ex amministratore dell’azienda, è lo stesso che nella registrazione di un colloquio con i lavoratori extracomunitari si era definito fascista, ribadendo la sua avversione nei confronti del sindacato, con le seguenti frasi: “Tu magnavi le cavallette e oggi stai qua”, “con i comunisti non voglio avere niente a che fare, con la feccia non mi sporco”. La Flai Cgil ha già vinto una causa nei confronti dell’azienda, ora sta avviando una nuova causa.

Il riassunto delle puntate precedenti registra, nel 2019, l’allergia al sindacato dell’ex amministratore dell’azienda. In rete si trova la registrazione tra Stefano Fancello, titolare di Strong srl (che fa il pane per il marchio Grande Impero) e il dipendente pakistano: “Tu magnavi le cavallette, oggi stai qui. Tu ti sei levato la merda dalla bocca, sei venuto qui a lavorare…ma davvero pensate di venire dentro casa mia a comandare?” – “Ti ho detto, vogliamo i diritti nostri e basta”. Leggiamo che la sua colpa era rivendicare, con altri cinque colleghi, addirittura una piena applicazione delle regole contrattuali. Quando pronuncia la parola “sindacato” il padrone si sente male e reagisce sputando veleno razzista e fascistoide simile a un senso comune in voga. Ma al tribunale di Velletri il comportamento del titolare è stato ritenuto discriminatorio dal giudice, aggravato da minacce e intimidazioni ai lavoratori con lo scopo di estromettere i sindacati da ogni attività o trattativa aziendale. Sentenza confermata anche in appello: la condotta è antisindacale, la Strong srl è stata condannata a risarcire 3.750 euro ai lavoratori e 5.500 euro alla Flai Cgil. Il capitano d’industria, da quanto leggiamo su articoli d’epoca, è quel tipo di imprenditore che compie ritorsioni: contratti a termine non rinnovati, mancati giorni di riposo, eliminazione della diaria, turni modificati senza giustificazione «e che hanno costretto, nei peggiori dei casi, alcuni lavoratori pakistani senza auto a dormire nei negozi dei connazionali pur di andare a lavoro nel cuore della notte, fascia oraria poco o per nulla servita dai mezzi pubblici».

Ovviamente un uomo di questo spessore ha anche dei modelli, si ispira a qualcuno. Ecco uno stralcio della registrazione fatta dai sei lavoratori: «A me pare che banana (rivolgendosi ad un lavoratore, ndr) non vuole rimanere insieme (…) Ma come potete pensare che c’è al mondo una persona che è disposta a tenersi dentro casa delle persone che stanno lì con la ‘pistola’… Guarda che io sono fascista, non sono comunista, a me chi me mette la ‘pistola’ qui io faccio prima a tagliargli la gola che a dirgli buongiorno (…) Continua a guardare di fuori, tanto de fuori ce stanno sempre i Casamonica, sai chi sono i Casamonica? Quelli che per 500 euro ammazzano una persona. Pensa! Sono quelli che stai a guardare te. Sono quelli che stanno qua vicino».

Ancora: “Io sono un fascista e con i comunisti (il sindacato, ndr) non ci voglio avere nulla a che fare, perché con la feccia io non mi ci sporco e a casa mia i comunisti non entrano (…) Quello (il sindacato, ndr) si chiama comunismo cioè che non fa un cazzo nessuno e si ruba a chi lavora. A casa mia è fascismo cioè chi lavora magna e chi non lavora lo prende nel culo. Quello si chiama fascismo. Fascisti e comunisti non possono vivere insieme. A casa mia comando io, a casa vostra comandate voi (…) Chi mi fa chiamare dal sindacato per me è fuori”.

Scriveva nel maggio 2019 l’organo della Cgil: “La società Strong srl, la cui attività è la produzione di pane a marchio ‘Grande Impero’, è stata condannata per attività antisindacale, ex articolo 28 legge 300/70. Dopo l’ordinanza dell’aprile scorso, da parte del giudice del lavoro di Velletri, che accertava i comportamenti discriminatori nei confronti degli iscritti alla Flai Cgil, da parte della società datrice, il 7 maggio il tribunale del lavoro di Roma ha accolto il ricorso presentato dalla Flai Roma Sud Pomezia Castelli, che denunciava l’azienda per comportamento antisindacale”. Così, in una nota, il segretario generale della Flai Roma Sud Pomezia Castelli, Gianfranco Moranti.

“Il giudice del lavoro, esaminati gli atti e le registrazioni prodotte, ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato, e ha dichiarato l’antisindacalità del comportamento della Strong, posto in essere dal suo amministratore, riscontrando gli estremi di illegittimità per aver esercitato pressioni e minacce nei confronti dei dipendenti iscritti, così da provare a dissuaderli dall’adesione al sindacato e comunque a impedire loro di coinvolgere la Flai nella vita aziendale, violando così il libero esercizio delle libertà sindacali. Inoltre, il tribunale ha ordinato all’azienda l’affissione del decreto nei locali dell’azienda e in un luogo accessibile a tutti, per un periodo di venti giorni, condannandola anche alla rifusione delle spese di lite”, ha concluso il dirigente sindacale.

Stefano Fancello non è più rappresentante legale della Strong srl. L’azienda gode di buona stampa, presso certa stampa, e viene definita “leader nella produzione di un vero pane artigianale, inimitabile, a lievitazione naturale”, senza fastidiosi residui di umanità e di decenza.

 

 

 

 

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