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Lo smartworking non tagli salari e diritti. Oggi in Sogei si sciopera

Oggi sarà sciopero in Sogei. Chi ci lavora chiede salario e diritti anche in smartworking, chi la amministra risparmia sui costi e detesta il sindacato

Oggi sarà sciopero in Sogei. Chi ci lavora chiede salario e diritti anche in smartworking, chi la amministra taglia le buste paga con la scusa dell’emergenza pandemica e detesta il sindacato. Questo secondo la denuncia delle rappresentanze sindacali.

La Sogei Società Generale d’Informatica S.p.A. è un’azienda che opera nel settore dell’ICT, controllata al 100% dal Ministero dell’economia e delle finanze del quale è una società in house. Svolge servizi di consulenza informatica per la pubblica amministrazione, in particolare per il Ministero dell’economia e delle finanze e per le Agenzie fiscali sulla base di contratti di servizio pluriennali. Un valore della produzione pari a 626 milioni di euro (+8,6% rispetto all’anno precedente) e un utile netto di 27 milioni di euro, integralmente retrocesso all’azionista (i Mef, ndr) per i suoi scopi di finanza pubblica. Dal “Conto Annuale 2019” emerge con chiarezza che alla stagnazione delle spese totali pro-capite effettuate per i lavoratori (-1% nel triennio 2017-19) corrisponde, nel medesimo periodo, un aumento del 6,75% netto di quelle relative ai dirigenti. Una tendenza che si è inasprita con il lockdown. I lavoratori chiedono proprio un accordo sullo smartworking che, fino ad ora, l’azienda ha normato in modo totalmente unilaterale totalizzando risparmi record. Sogei, infatti, non paga il buono pasto a chi lavora da remoto e scarica ogni altro costo sui dipendenti che stanno in smartworking. Inoltre, con una “sapiente” operazione di turn over sta riempiendo gli organici di programmatori assunti al terzo livello (il più basso possibile e dubbio sul piano normativo) al posto di quadri e master di ben altra categoria accompagnati alla pensione.

Questi i risultati principali della gestione di Andrea Quacivi, confermato una decina di giorni fa come ad di Sogei, Nello stesso giorno l’assemblea dei lavoratori Sogei ha proclamato una giornata di sciopero. Accanto ai clienti istituzionali, spiega una nota aziendale, nell’ultimo anno, sono entrati nuovi importanti clienti come Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Istruzione, Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, il Ministero della Transizione ecologica, ed esteso il perimetro di attività grazie alle nostre risorse tecnologiche, informatiche e «alle nostre persone». Il comunicato tesse le lodi del personale: «esigenze straordinarie imposte dalla pandemia hanno portato Sogei a rispondere a nuove crescenti responsabilità con risposte concrete che hanno garantito continuità di azione nei servizi essenziali e l’adozione, per il 95% del personale, di un nuovo framework interno di Working Smart in una cornice di totale valorizzazione delle competenze». «I risultati appena conseguiti e l’anno appena trascorso – commenta Quacivi – caratterizzato dallo sconvolgimento generato dall’emergenza pandemica, ci ha visto estendere le piattaforme realizzate e i progetti strategici oltre l’ordinaria previsione, facendoci raggiungere traguardi importanti, garantendo al tempo stesso la continuità dei servizi essenziali erogati per il Paese, lavoro agile a più di 40.000 utenti dell’Amministrazione finanziaria senza perdita di efficienza operativa, grazie al supporto delle persone e delle risorse tecnologiche e informatiche». Il documento aziendale enfatizza gli ingenti risparmi di bilancio, ottenuti però grazie al sacrificio e alla contrazione dei diritti dei lavoratori: maggiori prestazioni a titolo gratuito, spese per utenze e pasti, costi per trasporti e trasferte, attrezzatura tecnologica per lavorare da remoto cui fanno da contraltare i compensi in aumento del top management aziendale (ai limiti superiori di quanto previsto dalla norma per i compensi pubblici) e alcune voci di spesa tanto consistenti quanto difficili da comprendere.

Il primo incarico a Quacivi risale al governo Gentiloni, Conte se l’è tenuto (si tratta di un AD più potente degli schieramenti politici in quanto trasversale a questi) e in questa fase di rinnovo poltrone la ri- conferma della carica è da leggere sicuramente come una compatibilità del Quacivi pensiero con le politiche del governo Draghi. La RSU Sogei si è vista costretta a proclamare uno sciopero per il 16 luglio proprio contro le politiche sindacali e del lavoro che stanno caratterizzando l’agire dell’azienda e che sono culminate per ultimo, nel rifiuto, da parte del responsabile delle relazioni industriali, di lavorare per sottoscrivere un accordo sullo smartworking proclamandosi a favore dell’emissione di un regolamento unilaterale sulla scia di una direttiva unilaterale, al tempo del primo lockdown, che ha scippato a lavoratori e le lavoratrici sogei da 16 mesi) anche i diritti derivanti da contratto nazionale e da contratto integrativo.

Niente pagamento degli straordinari (che vengono regolarmente effettuati, anzi sono aumentati con il crescere degli impegni aziendali, cui i lavoratori fanno regolarmente fronte, a parità di organico, e elogi da parte dei vertici che non incidono sul costo del lavoro). Niente buoni pasto perché, dicono, il MEF non vuole (esisterebbe un documento segreto che sancisce questa violazione al contratto integrativo vigente). Su questo i delegati cobas hanno fatto ricorso legale con udienza ai primi di novembre. Nessun forfait per le spese sostenute lavorando da remoto. Nessun diritto alla disconnessione, si lavora senza orari e di sabato e di domenica. Quanto frutta all’azienda far lavorare senza diritti, ovvero l’agire unilaterale?

Secondo un calcolo dei cobas, i risparmi in termini di costi ammontano 3 milioni di euro cui vanno aggiunti il maggior numero di giorni fatturati ai clienti (le assenze con il lavoro da remoto diminuiscono fisiologicamente) per un importo stimato 6 milioni di euro. Totale di 9 milioni risparmiati mentre l’Ad si sarebbe auto- aggiudicato un aumento dello stipendio, secondo quanto spiegano i sindacati, diventando anche Ad della partecipata GEOWEB, aumento che gli ha consentito di raggiungere il limite massimo previsto per i manager delle partecipate.

«I vertici Sogei hanno intrapreso una crociata narcisista e opportunista volta alla riduzione del costo del lavoro – spiegano a Popoff le Rsu – e l’hanno vinta in un momento in cui ridurre il costo del lavoro fa curriculum». Un curriculum che potrebbe far gola nel mondo delle società private/multinazionali dove non ci sono tetti (come nelle partecipate) agli stipendi percepiti dai manager.

Di contro in Sogei si assume personale con esperienza offrendo un corrispettivo almeno pari a quello percepito nella società di provenienza, ma poi al momento della firma della lettera di assunzione il salario proposto viene scomposto in due parti, di cui una assorbibile. La parte assorbibile serve, fino ad esaurimento, ad assorbire appunto gli aumenti negli anni provenienti da contratto nazionale. Molti di loro sono destinati a non prendere aumenti per tutta la vita lavorativa.

Una spina nel fianco per questo vertice è rappresentata dalla RSU. Annullare il ruolo della rappresentanza sindacale è un’altra crociata del management Sogei che a questa missione dedica le energie un direttore, un primo livello e un secondo livello (la struttura di Relazioni industriali) che sottrae agli utili aziendali un importo totale pari a 435877 euro annui, la somma dei loro stipendi.

In occasione del rinnovo contratto integrativo (2018)  l’Ad ha deciso di spostare il tavolo di trattativa in Unindustria sperando di contare sull’appoggio dei sindacati confederali e usufruire dell’appoggio dei funzionari di Unindustria per avviare un percorso di destrutturazione dei  contratti integrativi firmati negli anni. Ma il tavolo sullo smart working ha fatto venire tutti i nodi al pettine e ha scosso anche i confederali che oggi scioperano anche loro: l’azienda non vuole stipulare accordi, ma ottenere ratifiche di regolamenti unilaterali per trasformarli in contratti. Anche i sindacati concertativi non hanno potuto far altro che voltare le spalle. Una partecipatissima assemblea, oltre 500 presenti, ha approvato all’unanimità, con un solo astenuto, la mozione della rsu di indizione dello sciopero.

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