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Homequotidiano movimentoGKN, il tribunale cancella il licenziamento
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GKN, il tribunale cancella il licenziamento

di Checchino Antonini
20 Settembre 2021
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    Condotta antisindacale: i lavoratori Gkn riescono a inceppare la macchina della delocalizzazione. Ora dovrebbe agire il governo

    E’ condotta antisindacale! In rete il messaggio arriva alle 11.20 del lunedì, a meno di 48 ore dalla grande manifestazione di sabato 18 settembre: il giudice del lavoro ha accolto il ricorso della FIOM, sull’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori, contro i licenziamenti alla Gkn di Campi bisenzio. Le procedure di licenziamento sono annullate e dovranno quindi essere ripresentate e ripartire da zero. Un po’ di respiro rispetto alla scadenza incombente del 22 settembre, quando sarebbero scaduti i 75 giorni dall’apertura della procedura. Dal giorno dopo sarebbero potute arrivare in qualsiasi momento le lettere di licenziamento.

    «Ci dicono che abbiamo vinto il ricorso per condotta antisindacale», si legge in un post del Collettivo di Fabbrica che riportiamo integralmente: «Vedremo le conseguenze pratiche. La palla ripassa ancora più pesante al Governo. Non osate far ripartire quelle lettere. Cambiate la legge subito. La mobilitazione continua perché non c’è salvezza fuori dalla mobilitazione. E perché ci sono trent’anni di attacchi al mondo del lavoro da cancellare.
    Stiamo imparando tante cose in questa lotta. Iniziamo anche a masticare qualcosa di finanza. E quindi, fossimo un azionista PLC Melrose inizieremmo a pensare che forse i nostri soldi non sono proprio in buone mani. Inizieremmo a diversificare il portafoglio. È una semplice opinione, sia chiaro. Noi non siamo azionisti del resto. Siamo gli operai Gkn. E questo è quanto. Noi non giochiamo in borsa. Facciamo semiassi. E insieme a tutti voi, noi #insorgiamo»

    Il Tribunale di Firenze ha condannato Gkn «a porre in essere le procedure di consultazione e confronto previste dall’articolo 9 parte prima del Ccnl e dall’accordo aziendale del 9 luglio 2020 indicato in motivazione; a pubblicare il testo integrale del presenze decreto a sue spese e per una sola volta sulle edizioni nazionali dei quotidiani ‘La Repubblica’, ‘La Nazione’, ‘Corriere della Sera’ e ‘Il Sole 24 Ore’; al pagamento in favore del sindacato ricorrente delle spese di giudizio che liquida in complessivi 9.300 euro oltre Iva, cpa e contributo spese generali».

    Nota di servizio, molto importante, di Eliana Como, portavoce dell’opposizione in Cgil: «Ieri abbiamo festeggiato e ci voleva. Serviva a tutte/i, soprattutto per chi è al presidio dal 9 luglio. Però la partita non è affatto chiusa, quindi guai a allentare le tensione. La gioia di ieri serve a rinsaldare il morale, perché la strada da fare è tanta.
    La giudice ha stabilito che c’è stato comportamento antisindacale, perché la Rsu e la Fiom non erano state informate (sintetizzo). Quindi ha annullato la procedura di mobilità. NON ha imposto il ritiro dei licenziamenti! Questo deve essere chiaro, nonostante i titoli frettolosi di qualcuno.
    Può farlo il governo, anche subito. Perché è evidente che Melrose andrà avanti e verosimilmente punta a riaprire la procedura, stavolta in modo corretto.
    Abbiamo festeggiato perché è un punto a nostro vantaggio, determinato da una lotta straordinaria e da una stupefacente solidarietà del territorio e di una intera «famiglia» che è insorta insieme al Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze.
    Ora però, sangue freddo. La lotta continua perché l’obiettivo è rimasto lo stesso: RITIRARE I LICENZIAMENTI e riaprire la fabbrica. Il ruolo del governo ora è determinante. La Cgil, dal canto suo, si prepari a dichiarare sciopero regionale e poi nazionale».

    Al tavolo tecnico al MISE si confronteranno due posizioni inconciliabili: da una parte quelli che vengono definiti gli avvoltoi della finanza Melrose che ribadiranno la chiusura del sito, per la quale hanno fatto un ulteriore passo, con la consegna il 9 settembre scorso dei documenti per la liquidazione alla Camera di Commercio; dall’altra la Fiom che chiede il ritiro dei licenziamenti. 

    Avvoltoi forse perché un altro esposto dei 422 licenziati ipotizza a carico della multinazionale controllata dal fondo britannico Melrose i reati di frode contro l’industria nazionale e frode in commercio. A Melfi e Atessa sarebbero arrivati semiassi “tracciati” da Campi Bisenzio ma prodotti altrove. «Informazioni pregnanti di anomalie legate al processo di delocalizzazione subito dallo stabilimento Gkn di Firenze», commentano dal Collettivo spiegando che «La tracciabilità dei semiassi è fondamentale per poter risalire a dove il semiasse è stato prodotto, in caso di richiami o di problemi. Il semiasse è legato dalla sua etichetta di tracciabilità a un luogo fisico e addirittura un determinato macchinario di produzione. Questo perché stabilimento e macchinario per produrre ricevono una “omologazione di processo”. Lo stabilimento di Firenze è omologato per produrre semiassi per gli stabilimenti di FCA Melfi, Sevel ecc.

    Ma cosa succede se vengono montati semiassi su vettura che non sono prodotti a Firenze ma che riportano lo stesso codice assegnato allo stabilimento di Firenze? Come si potrebbe risalire a dove sono prodotti? E se fosse vero, di cosa si tratta? Un pasticcio? Un errore? Una svista? Oppure di una clamorosa forzatura per delocalizzare silenziosamente e nei mesi addietro i semiassi dello stabilimento di Firenze? Intanto noi abbiamo depositato un esposto alla procura di Firenze. Vedano loro se è il caso di approfondire questo fatto. Certo è che gli operai in lotta sono in grado di osservare l’intero processo produttivo e nel farlo sono anche gli unici a tutelare genuinamente il consumatore. E questa forse è una ulteriore lezione che apprenderemo dal caso Gkn».
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    Questa la posizione del collettivo di fabbrica Gkn rispetto al tavolo tecnico convocato oggi al MISE: 1. Non osate far partire quelle lettere. 2. Melrose non ha più nessuna credibilità. Decida lo Stato italiano se vuole associarsi a questa clamorosa perdita di credibilità. 3. Decretazione d’urgenza della sospensione delle procedure di licenziamento in corso (della 223) per noi e per le altre vertenze. 4. Se il Governo non propone un DL antidelocalizzazioni, chiediamo di farlo salire dal Parlamento. Il pool di giuslavoristi che ha risposto al nostro appello ha preparato un testo che rispecchia gli 8 punti approvati dall’assemblea operaia

    QUI SI PUO’ TROVARE IL TESTO DELLA PROPOSTA E SOTTOSCRIVERLA

    Secondo il tribunale, il comportamento antisindacale accertato è consistito «nell’aver impedito al sindacato stesso di interloquire, come sarebbe stato suo diritto, nella delicata fase di formazione della decisione di procedere alla cessazione totale dell’attività di impresa». Infatti Gkn era tenuta a informare il sindacato che il quadro economico «stava conducendo i vertici aziendali ad interrogarsi sul futuro dell’azienda stessa», si legge ancora: ma ancora l’8 giugno, scrive il giudice, l’azienda aveva comunicato ai sindacati l’ipotesi di soli 29 esuberi, e non ha mai comunicato che la chiusura della fabbrica era all’ordine del giorno del Cda del’8 luglio. Per questo il giudice, pur ribadendo che il diritto di un’azienda di chiudere e licenziare è previsto dalla Costituzione, ha condannato Gkn Driveline Firenze a «revocare la lettera di apertura della procedura», e a «porre in essere le procedure di consultazione e confronto» previste sia dal contratto nazionale, sia da un accordo aziendale del luglio 2020. Gkn tuttavia non recede dal proposito di cessare l’attività a Campi Bisenzio, come emerso al tavolo del Mise di oggi: l’azienda da un lato ha annunciato la convocazione di Rsu e sindacati per dare corso alle procedure di consultazione già da domani, e dall’altro ha annunciato di aver dato mandato ai propri legali di impugnare la sentenza, «non condividendo la ricostruzione e le conclusioni del decreto».

    La decisione del tribunale è stata accolta con grande soddisfazione anche dalle istituzioni locali, e dai leader nazionali delle forze di centrosinistra, quei leader dei partiti che hanno guidato in questi anni i processi di smantellamento dei diritti dei lavoratori: Enrico Letta, Giuseppe Conte, Matteo Renzi. Adesso, ha commentato il ministro del Lavoro Andrea Orlando, «si tratta di dare nuovi strumenti ai territori, alle imprese sane, ai lavoratori, per evitare che queste vicende debbano essere risolte da un giudice e per fare in modo che si possa difendere il tessuto produttivo e industriale del nostro Paese da operazioni di carattere speculativo».

    Chiudiamo con le parole degli stessi operai Gkn al termine del corteo di sabato, “La marcia dei 40.000. Quella buona”, così l’hanno definita. «Questa è una vicenda in cui siamo tutti chiamati a verifica. Verifica di quanto abbiamo seminato, di come abbiamo resistito e di quanto resisteremo, delle reti che abbiamo costruito silenziosamente negli anni, di quanto sapremo entrare in contatto con tutti, ascoltando tutti, pensando con la nostra testa, ma con una testa che sia organismo collettivo, frutto di tutte le vostre intelligenze. Da domani ulteriori indicazioni di lotta».

     

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