Non riuscendo a deformarne la piattaforma, la Cisl si sfila dalla manifestazione contro la guerra. Tutti gli appelli dei movimenti
"Chi è Putin si sa dall'omicidio di Anna Politkovskaja, ottobre 2006. Dopo, per Berlusconi era "Un dono del Signore", per Salvini "Un grande statista", i governi Renzi e Gentiloni gli vendevano armi anche dopo l'embargo Ue. Tutta bella gente che oggi chiama "putiniani" i pacifisti" (Alessandro Robecchi, da twitter)
Partirà alle 13.30 da piazza della Repubblica a Roma la Manifestazione Nazionale “Cessate il fuoco. Per un’Europa di pace”, convocata dalla Rete Italiana Pace e Disarmo e con l’adesione di numerose organizzazioni della società civile italiana per la pace tra cui Arci, Acli, Libera, Emergency, Legambiente, Cgil, Movimento Nonviolento, Un Ponte Per, archivio Disarmo, Associazione ONG Italiane, Link 2007, Rete della Conoscenza, Anpi, Greenpeace e molte altre ancora. Alcune delle organizzazioni che partecipano alla Convergenza della Cura (fra cui Gruppo Femm della Cura, Arci, Attac, Fairwatch, GKN e altre) si danno appuntamento a Piazza Esedra, davanti al Cinema Space – Moderno dalle ore 12:00.
Il corteo si concluderà a Piazza San Giovanni con interventi delle realtà aderenti e testimonianze da varie zone di conflitto: dall’Ucraina, dalla Siria, dai Balcani, dall’Afghanistan e dalla Palestina. «Insieme a migliaia di persone persone saremo in piazza per chiedere la fine immediata della guerra in Ucraina e dire no a tutte le guerre, con la prospettiva di costruire insieme un’Europa di pace, senza armi nucleari dall’Atlantico agli Urali». La Rete Italiana Pace e Disarmo e le Organizzazioni promotrici ribadiscono la condanna dell’azione militare in Ucraina da parte della Federazione Russa esprimendo massima solidarietà alle popolazioni coinvolte e sostenendo tutti gli sforzi della società civile pacifista e dei lavoratori e lavoratrici in Ucraina e Russia che si oppongono alla guerra con la nonviolenza. «Chiediamo si arrivi ad una cessazione degli scontri con tutti i mezzi della diplomazia e della pressione internazionale, con principi di neutralità attiva ed evitando qualsiasi pensiero di avventure militari insensate e fermando le forniture di armamenti che non possono certo portare la pace ma solo acuire il conflitto. La Pace è possibile solo costruendola con il disarmo, la neutralità attiva, la riduzione delle spese militari, il sostegno a forme di trasformazione nonviolenta dei conflitti, il superamento delle alleanze militari, l’opposizione alla militarizzazione e soprattutto proteggendo le persone». La prima urgenza è quella di fermare le azioni belliche militari e attivare interventi di aiuto umanitario e protezione della popolazione civile, con la garanzia di un passaggio sicuro alle agenzie internazionali e alle organizzazioni non governative al fine di garantire assistenza umanitaria alla popolazione coinvolta dal conflitto.
Tra le testimonianze dai conflitti che si alterneranno sul palco Batool Karim (co-portavoce dell’Iraqi Social Forum), Silvia Maraone (IPSIA Acli attiva nei Balcani), la rifugiata siriana Yasmine Azeem, Amos Basile (Casco Bianco in Ucraina per IBO Italia socio Focsiv), Malak Mattar (studentessa e pittrice palestinese di Gaza), due donne afghane della Fondazione Pangea. Oltre ad un messaggio delle organizzazioni di madri di soldati russi, ucraini e bielorussi contro l’arruolamento. Ospite internazionale della manifestazione sarà Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, insignita nel 2017 del Premio Nobel per la Pace, che evidenzierà il pericolo di escalation nucleare del conflitto in Ucraina.
Sarà una grande manifestazione, treni e centinaia di pullman sono stati prenotati per portare manifestanti da fuori Roma. Ma la costruzione è stata insidiata dalle pressioni del Pd per inquinare la piattaforma e minare l’unità del movimento contro la guerra. Ma per fortuna, da subito, tante e forti voci di movimento e associative si sono alzate per evitare un compromesso al ribasso sulla piazza del 5 marzo, e il risultato c’è stato. La Rete Italiano Pace e Disarmo ha ripreso le sue posizioni originarie, incluso il no agli aiuti militari italiani. Le organizzazioni che saranno in piazza si mobilitano tutte su propri appelli, chiarissimi sui contenuti. Anche la CGIL, nonostante il grave scivolone fatto nel tentativo di includere la CISL, conferma pubblicamente la sua posizione contro l’invio degli aiuti militari italiani. Il palco vedrà tanti interventi di movimento, e quello dell’ANPI, pesantemente sotto attacco da parte dei media e della politica mainstream italiana con l’elmetto della Nato in testa.Il movimento anti-guerra può alla fine uscirne rafforzato.
Il tam tam era iniziato nel pomeriggio di mercoledì: Uil e Cisl, in un tavolo con Cgil, puntano i piedi per deformare la piattaforma minima su cui è stata convocata la piazza romana di sabato 5 marzo. In pochi minuti Corso Italia recepisce e spariscono i riferimenti critici agli aiuti militari, che il movimento per la pace considera l’annuncio di un prolungamento della guerra, viene cassata la solidarietà alla società civile, ai pacifisti e ai lavoratori di entrambi i paesi che si oppongono alla guerra con la nonviolenza, nessuna traccia della contrarietà all’allargamento della Nato – uno dei fattori dell’escalation – e alla denuclearizzazione degli arsenali.
Non serve una laurea in politologia per capire che a pettinare la piattaforma a dispetto dell’indignazione popolare che già ha riempito le piazze la settimana scorsa, siano state le pressioni del Pd attraverso la cinghia di trasmissione dei docili sindacati concertativi. I primi segnali di allarme, già nei giorni scorsi, erano arrivati dalla lentezza nell’attivazione di alcune Camere del Lavoro.
La Società della Cura, lo spazio di convergenza nato durante il lockdown, faciliterà tutte quelle piattaforme alternative che faranno perno sulle priorità condivise nella tre giorni. Si converge ma nei limiti della decenza, si dice nelle maglie di quella rete «perché la voglia di manifestare non ci passa come la voglia di ragionare e fare massa critica. È troppo, troppo più importante».
Così, grazie alla Società della Cura, iniziano a circolare alcuni appelli indipendenti (che trovate in calce all’articolo o linkati) dei gruppi, reti, organizzazioni e associazioni che hanno scelto di riempire la manifestazione nazionale del 5 marzo con i propri contenuti e richieste chiare.
Ci sono quelli della Rete nazionale Pace e disarmo, contraria all’invio delle armi, dell’Arci Nazionale, che riconferma e sviluppa i contenuti dell’appello originario, del Gruppo Femm della Società della Cura, di Un Ponte per, la ong nata sotto le prime bombe su Bagdad del 1991 e da allora attiva in diversi teatri di guerra a fianco della popolazione e della società civile.
«Noi come Attac Italia saremo jn piazza coi nostri contenuti e nel frattempo abbiamo ritirato l’adesione – fa sapere Marco Bersani – la scusa della Cgil era avere in piazza anche la Uil. Secondo me il vero motivo erano le pressioni governative (Pd) sui sindacati per non avere una manifestazione convocata su una piattaforma critica sui provvedimenti bellici del governo. Comunque, la piazza è di tutte e tutti non di burocrazie politico-sindacali. E sabato la riempiremo di No alla guerra senza se e senza ma».
« No alla guerra, no alle armi, no a Putin, no alla Nato», sintetizza Roberto Musacchio di Transform. E anche Rifondazione sarà in piazza ma con i suoi contenuti: «Importante comunque esserci per dare forte segnale di Pace, disarmo nucleare, contrarietà alla NATO ed opposizione ad invio armi».
«Va da sé che questo modifica il nostro giudizio, per altro molto circostanziato, sull’appello espresso nell’editoriale del sito dell’organizzazione», dice anche Franco Turigliatto di Sinistra Anticapitalista. Il movimento no war troverà il modo per rendere visibile i suoi contenuti.
Il “colpo di scena” nella serata di giovedì quando sono in corso varie riunioni per definire le modalità di partecipare al corteo senza accodarsi a eventuali strumentalizzazioni filogovernative: la Cisl si sfila perché non riesce a digerire nemmeno il richiamo alla neutralità attiva. «Al punto in cui siamo – si legge in una nota del sindacato concertativo di ispirazione cattolica – la testimonianza da sola non può bastare. Tanto più se tale testimonianza rischia di essere inquinata da pesanti pregiudizi e derive ideologiche che sottintendono una sostanziale equidistanza tra le parti in guerra, che ci allontanano dallo spirito della manifestazione di sabato 5 marzo a Roma. Dopo un lungo confronto con tutte le associazioni partecipanti alla Rete della Pace e Disarmo e dopo innumerevoli tentativi di modificare una piattaforma irricevibile ci vediamo, nostro malgrado, costretti a non procedere con un’adesione formale della CISL…».
Da parte sua la Cgil ha lavorato per ricomporre uno schieramento. Dietro lo striscione d’apertura ci saranno delegazioni dei nodi della Rete Pace e Disarmo, CGIL, ARCI nazionale e subito dopo i movimenti sociali che raggiungeranno Piazza della Repubblica partendo dalla vicina Piazza dei Cinquecento. «Non è con l’invio delle armi, ma con il negoziato, la diplomazia, la cooperazione, la forza della democrazia e della non violenza che riusciremo a costruire l’Europa di pace e consentire – dice Landini in una nota dopo aver registrato lo sconcerto diffuso dalle pressioni di Uil e Cisl – al popolo ucraino e al popolo russo di vivere in libertà e senza oppressori». Intanto continuano ad arrivare segnali inquietanti dal governo: “Fondi a Zelensky sottratti alle risorse di aiuto allo sviluppo”, dice Silvia Stilli (ONG Italia) a proposito dell’annuncio del governo italiano sullo stanziamento di 110 milioni di euro in “budget support” per l’Ucraina. La guerra è la prosecuzione del dl concorrenza, con altri mezzi, si potrebbe dire parafrasando von Clausewitz [continua]
➳ Questo è l’appello della Rete Italiana Pace e Disarmo, che coordina l’organizzazione della manifestazione del 5 marzo
Sabato pomeriggio saremo in tante e in tanti a Roma per chiedere il “cessate il fuoco” in Ucraina e dire no alla guerra in tutte le sue forme e in tutti i luoghi del mondo dove porta morte e distruzione.
La Rete Italiana Pace e Disarmo e le sue Organizzazioni ribadiscono la condanna dell’azione militare in Ucraina da parte della Federazione Russa esprimendo massima solidarietà alle popolazioni coinvolte e sostenendo tutti gli sforzi della società civile pacifista e dei lavoratori e lavoratrici in Ucraina e Russia che si oppongono alla guerra con la nonviolenza.
La Pace è possibile solo costruendola con il disarmo, la neutralità attiva, la riduzione delle spese militari, il sostegno a forme di trasformazione nonviolenta dei conflitti, il superamento delle alleanze militari, l’opposizione alla militarizzazione e soprattutto proteggendo le persone.
La Rete italiana Pace Disarmo ribadisce che la prima urgenza è quella di fermare le azioni belliche militari e attivare interventi di aiuto umanitario e protezione della popolazione civile. Per questo chiediamo alla Russia il ritiro delle proprie forze militari da tutto il territorio ucraino e la revoca immediata del riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche del Donbass. Deve essere garantito inoltre un passaggio sicuro alle agenzie internazionali e alle organizzazioni non governative al fine di garantire assistenza umanitaria alla popolazione coinvolta dal conflitto
Dobbiamo prodigarci per una cessazione degli scontri con tutti i mezzi della diplomazia e della pressione internazionale, con principi di neutralità attiva ed evitando qualsiasi pensiero di avventure militari insensate e fermando le forniture di armamenti che non possono certo portare la pace ma solo acuire il conflitto.
Solo così potrà poi partire un vero percorso diplomatico che possa promuovere percorsi di sicurezza condivisa e soprattutto possa riportare al centro le scelte democratiche della società civile Ucraina e Russia. Vogliamo costruire insieme un’Europa di pace, senza armi nucleari dall’Atlantico agli Urali.
➳ qui trovate l'appello di Transform
➳ e cliccando qui la presa di posizione di Rifondazione
➳ Attac Italia inizia con una poesia
In piazza contro la guerra e per un’altra società
La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente. Bertolt Brecht
Come se non bastassero la crisi eco-climatica prossima al punto di non ritorno, la crisi economico-sociale che ha amplificato drammaticamente le diseguaglianze fra le persone, la crisi sanitaria che ha stravolto vite e relazioni sociali, è tornata la guerra a scandire la nostra quotidianità.
Una guerra tremenda, come tutte le guerre che attraversano il pianeta, questa volta scatenata dal governo Putin e dall’esercito russo con l’invasione dell’Ucraina. Una guerra che, nell’arco di una settimana, ha già provocato migliaia di morti, terrore e devastazione, mentre un milione di persone stanno disperatamente fuggendo dal proprio Paese.
Condanniamo senza se e senza ma l’aggressione all’Ucraina e chiediamo l’immediato ‘cessate il fuoco” e il ritiro dell’esercito russo dentro i propri confini.
Esprimiamo solidarietà al popolo ucraino per il quale chiediamo protezione, assistenza e diritti, senza distinzione di lingua e cultura.
Esprimiamo solidarietà al popolo russo che non vuole una guerra di cui pagherà le conseguenze, sia in termini di peggioramento delle proprie condizioni di vita, sia in termini di ulteriori restrizioni di diritti e libertà.
Siamo a fianco delle pacifiste e dei pacifisti russi che quotidianamente, e nonostante migliaia di arresti, manifestano contro la guerra e contro il governo Putin che l’ha voluta.
Questa guerra va fermata subito, mettendo in campo la politica, la diplomazia, la solidarietà e la cooperazione internazionale.
Siamo contro la decisione dell’Unione Europea e del governo italiano di inviare armi all’Ucraina. Servono ponti e solidarietà fra i popoli e si costruiscono con diritti e democrazia, non con missili terra-aria e mitragliatrici. Nessuna guerra è mai stata fermata dal riarmo e occhio per occhio serve solo a rendere il mondo cieco.
Siamo per la neutralità attiva e per il disarmo nucleare dall’Atlantico agli Urali.
Siamo per una sicurezza condivisa che richiede una radicale ridiscussione del senso e della necessità delle alleanze militari esistenti.
Siamo per lo scioglimento della Nato, le cui mire espansionistiche di questi decenni hanno contribuito a creare nell’est europeo le condizioni per l’attuale precipitazione.
La guerra non è un incidente di percorso, è una conseguenza di un modello economico e sociale basato sul patriarcato, sullo sfruttamento delle persone, sulla mercificazione della natura e della vita.
E’ tempo di disertare la cultura della guerra, che ci vuole arruolare per poterci silenziare, per abituarci a vivere nel pensiero unico del mercato e del dominio, per farci considerare normale che esistano vite degne e vite da scarto.
E’ tempo di dire a gran voce che un modello sociale capace solo di generare crisi eco-climatica, diseguaglianza sociale, pandemia e guerra va dichiarato insostenibile e radicalmente trasformato per garantire vita, dignità e futuro agli abitanti del pianeta.
E’ tempo di cura, non di profitti e di guerra.
➳ L’ Ora in silenzio per la pace di Genova parteciperà il 5 marzo alla manifestazione per la pace di Roma; lo fa sulla base di questo documento he è stato distribuito durante la 1031° ora in silenzio per la pace
A FIANCO DELLE VITTIME DI GUERRA, PRIME FRA TUTTE I CIVILI
CONTRO L’INVIO DI ARMI ITALIANE ED EUROPEE
CONTRO PUTIN E IL GOVERNO RUSSO, CONTRO LA NATO, CONTRO IL GOVERNO UCRAINO, CONTRO LE INFORMAZIONI FALSE E RETICENTI
PER IL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
CONTRO LA GUERRA
Contro Putin perché
– ha aggredito militarmente l’Ucraina, al prezzo di migliaia di vite umane
– è un despota nemico della libertà di pensiero e di espressione nel suo stesso paese
-_ha già cominciato a reprimere le manifestazioni di russi/e contro la guerra
Contro il governo ucraino perché
– è la continuazione di quello instauratosi nel 2014 con un golpe sostenuto da mercenari stranieri, alla vigilia di elezioni il cui esito atteso non avrebbe soddisfatto l’UE (non si dimentichi il rogo della Casa del Sindacato di Odessa)
– tollera da anni l’esistenza di milizie paranaziste, e affida loro parte della difesa nazionale, come dimostrano persino interviste della RAI a paramilitari che ostentano simboli fascisti
– Dal 2014 si macchia di delitti contro la sua stessa popolazione civile nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk , zone russofone che si trovano nel Donbass ucraino, nell’Est del Paese. Delitti denunciati nel 2014 da Amnesty e nel 2016 dalla stessa OSCE ( Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ) Queste due repubbliche si erano proclamate indipendenti da Kiev contro il golpe del 2014. “La guerra che ne è derivata — negli scorsi otto anni — ha causato, secondo i dati delle Nazioni Unite, la morte di almeno 22 mila persone. (Dal Corriere della sera, 22 febbraio)
Contro la NATO perché
– è un’organizzazione asservita agli interessi statunitensi
-e’ in contrasto con l’impegno di pace sancito da tutte le Costituzioni democratiche (in primis quella italiana).
– ha chiesto ed ottenuto che le già ingenti spese militari italiane raggiungessero il 2% del PIL, nonostante la pandemia e lo sfascio dei nostri ospedali.
– Viola gli impegni presi, continuando ad allargarsi verso est . Dal 1989 14 paesi esteuropei) sono entrati nella NATO, che si era impegnata a “non allargarsi neppure di un centimetro” .
-ci costringe a custodire 90 bombe nucleari e fa di noi un bersaglio.
Contro le bugie e reticenze di guerra perchè
– il “carro armato russo che schiaccia un’auto” in un video che circola in questi giorni non era russo
– L’” incidente del Tonchino” (prestesto per la guerra in Vietnam) non è mai avvenuto
-Saddam Hussein non aveva depositi di antrace,
– Bin Laden non era afghano, e non si era rifugiato in Afghanistan; e via elencando
Con la popolazione civile ucraina: dalla fine della seconda guerra mondiale la maggior parte delle vittime di guerra sono civili
con i renitenti ed i disertori di tutti gli eserciti, la guerra non è mai la soluzione dei problemi
con i pacifisti e le pacifiste russe, che manifestano contro la guerra a rischio della loro libertà ed incolumità
Dal governo italiano esigiamo:
Nessun coinvolgimento diretto o indiretto con la guerra , nessun invio di armi e soldati
accoglienza a tutti i profughi : memori degli idranti polacchi che hanno colpito nel gelo i profughi che premevano ai confini dell’Europa, e degli infami accordi che l’Italia ha stipulato con la guardia costiera libica, chiediamo dignità ed accoglienza per tutti e tutte
la drastica riduzione delle spese militari:, se vuoi la pace, prepara la pace
FUORI L’Italia dalla NATO, Fuori la Nato dall’Italia
➳ qui il gruppo FEMM della Società della Cura
➳ Di seguito il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Siamo convintə della necessità di dare vita ad una grande mobilitazione contro la guerra e per la pace.
Abbiamo salutato con favore la promozione della manifestazione nazionale del 5 marzo a Roma ed eravamo prontə a dare la nostra adesione sulla base di un appello che condividevamo perché, sostanzialmente, basato su quattro punti paritari tra loro:
– la condanna dell’invasione dell’Ucraina da parte del governo e dell’esercito russo;
– l’esplicita solidarietà alla società civile ucraina e russa che si oppone alla guerra con la nonviolenza;
– il no agli aiuti militari da Italia ed Europa;
– il no all’allargamento della NATO. .
Segnaliamo e stigmatizziamo il sostanziale stravolgimento imposto all’appello per cui eliminando i passaggi più qualificanti e dirimenti si è inteso cancellare quella che, seppur indirettamente, era una denuncia chiara delle decisioni assunte negli ultimi giorni, da Italia ed Europa e delle loro responsabilità anche passate.
Consideriamo quanto avvenuto un fatto grave perché mina la possibilità di promuovere una manifestazione unitaria non essendo stato permesso uno spazio effettivo e paritario per poter manifestare le posizioni di tuttə, rischiando così, di contribuire al clima di consenso che guarda alla realizzazione della pace attraverso la guerra e strumenti bellici.
Oltre al merito riteniamo che quello adottato sia un metodo inaccettabile visto che l’appello è stato diffuso da giorni ed era una piattaforma già di riferimento per l’adesione di tante realtà.
Per noi non ci sono più le condizioni per aderire formalmente alla manifestazione.
Ma restiamo convintə che quella di sabato sia una piazza di tuttə e vi prenderemo parte come singolə ribadendo che siamo con la società civile, con le lavoratrici e i lavoratori ucraini e russi che si oppongono alla guerra, che siamo contrari all’allargamento della NATO e agli aiuti militari di Italia ed Europa.
➳ Pubblichiamo anche il comunicato di Fairwatch
➳ Questo è l’appello con cui l’Arci sarà in piazza sabato
CESSARE IL FUOCO, FERMARE LA GUERRA, COSTRUIRE LA PACE
➳ #Romacontrolaguerra: Basta armi, basta violenza, basta guerra!
Saremo in piazza per condannare l’invasione russa dell’Ucraina e per esprimere solidarietà e vicinanza alla popolazione che sta pagando il prezzo della scelta criminale di Putin e del suo governo. La priorità oggi è quella di fermare la guerra, aprire corridoi umanitari e organizzare l’accoglienza di quanti sono costretti a scappare dalle loro case. Siamo vicini anche alle donne e agli uomini russi che in questi giorni stanno sfidando la dura repressione di Putin e stanno manifestando contro questa guerra: fondamentale il sostegno alla società civile russa e a quanti vengono ingiustamente detenuti.
Non possiamo però dimenticare, all’interno di questo clima di “unità nazionale”, le responsabilità gravissime che la NATO e la sua politica espansiva degli ultimi trent’anni ha avuto e continua ad avere: ricordare le responsabilità della NATO vuol dire chiedere con forza la radicale trasformazione delle relazioni tra stati basate sul modello della guerra fredda e la fine della subalternità atlantista da parte di tutti i governi europei.
Così come non possiamo accettare che l’Italia abbia decretato l’invio di armi e materiale bellico in Ucraina, scegliendo di diventare parte belligerante a tutti gli effetti: alimentare una guerra, armando la popolazione ucraina che sta resistendo, all’interno di un confronto militare asimmetrico come quello in corso, vuol dire esclusivamente decidere di prolungare il conflitto con un esito scontato e al prezzo di un massacro della popolazione civile. Troppo facile indossare l’elmetto a migliaia di chilometri di distanza, irresponsabile e vergognoso non chiedere immediatamente l’interruzione del conflitto armato.
L’unica cosa da chiedere con forza oggi è la fine dell’escalation bellica, il disarmo nucleare generale e la costruzione di un vero processo di pace, imponendo ai governi europei di svolgere il ruolo di mediazione e costruzione di pace a cui stanno rinunciando con la decisione di inviare le armi. Così come è necessario affrontare anche altre cause di questa guerra, legate ad una politica estrattivista che vede nell’Ucraina un territorio da conquistare per sfruttarne le risorse naturali, in perfetta continuità con il modello di sviluppo che sta devastando il Pianeta.
CI VEDIAMO QUINDI ALLE 12.30 IN PIAZZA DEI CINQUECENTO, per raggiungere insieme Piazza della Repubblica, mettendo a disposizione un’amplificazione in grado di esprimere le nostre parole d’ordine durante il corteo.
Rilanciamo da subito la partecipazione allo sciopero dell’8 Marzo, che il movimento transfemminista Non Una di Meno ha deciso di trasformare anche in una mobilitazione contro la guerra. Rilanciamo inoltre un’assemblea all’università La Sapienza Lunedì 14 Marzo, per costruire le prossime tappe di una mobilitazione che dovrà continuare a farsi sentire anche nelle prossime settimane.
➳ Questo l’appello della rete Sbilanciamoci:
SBILANCIAMOCI! ALLA MANIFESTAZIONE PER LA PACE
Cessate il fuoco, solidarietà con le vittime.
La campagna Sbilanciamoci!aderisce alla manifestazione per la pace il prossimo 5 marzo a Roma.
Molte organizzazioni della campagna Sbilanciamoci!sono direttamente coinvolte nella promozione della giornata di mobilitazione per chiedere il “cessate il fuoco” e per esprimere la solidarietà con le vittime e la popolazione ucraina, che sta subendo le drammatiche conseguenze della guerra.
Condanniamo l’invasione e l’aggressione delle forze armate russe e siamo vicini ai tanti pacifisti russi che stanno manifestando a Mosca, a San Pietroburgo e in tante altre città contro la guerra.
La strada deve essere quella del negoziato e non dell’invio delle armi, che serve solo ad alimentare e a prolungare la guerra. Bisogna disarmare e non riarmare, ridurre le spese militari e non investire nella guerra. Le armi non portano la pace, la strada non può che essere quella del dialogo e della mediazione per trovare una soluzione condivisa.
Serve un nuovo assetto delle relazioni internazionali fondato non sull’allargamento della NATO, ma su un sistema di sicurezza comune ancorato alle Nazioni Unite e agli altri organismi internazionali per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
Chiediamo subito il “cessate il fuoco”, nel rispetto dei principi della legalità internazionale, della sovranità, dell’autodeterminazione dei popoli, del rispetto dei diritti delle minoranze. Chiediamo una grande spinta di solidarietà con la popolazione ucraina, con l’invio di aiuti di prima emergenza e con l’accoglienza dei rifugiati nel nostro paese.
Con questo spirito saremo sabato prossimo alla manifestazione di sabato 5 marzo: la pace, prima di tutto.