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Il secondo turno sociale

L’assemblea nazionale delle convergenze, primo confronto tra i movimenti dopo la vittoria delle destre

«Siamo alle soglie di un autunno drammatico», esordisce il comunicato di Società della Cura lanciando l’assemblea nazionale delle convergenze di oggi a Roma (10.30-17 a Scup). Inflazione, impennata dei prezzi dell’energia dentro un contesto di«crisi plurime di un modello economico che ha già prodotto emergenza sociale e povertà, attacco ai diritti del lavoro, una guerra che rischia di precipitare tutte e tutti nel baratro e una crisi eco-climatica che ha mostrato, per tutta l’estate, l’anteprima delle devastazioni possibili».

E dentro «un quadro di crisi della democrazia e della rappresentanza», va avanti il comunicato accennando al tema del risultato elettorale: l’arrivo di un governo guidato dai post-fascisti in un quadro politico deformato da una legge elettorale infame.

L’appuntamento di oggi, il primo dopo le elezioni, sarà animato dalle realtà sociali che hanno contribuito in questi anni «a costruire importanti percorsi di convergenza dal basso, affermando come dalle multiple crisi del modello dominante si possa uscire solo costruendo un’altra società». La Società della Cura, infatti, è uno spazio di convergenza che è stato aperto da una serie di incontri iniziati al tempo del primo lockdown.

«Sono percorsi che richiedono un ulteriore salto di qualità nella loro capacità di convergenza, sia per allargare il perimetro di quanti vi partecipano, sia per essere capaci di trasmettere indignazione e speranza ad una società che vive di paura e di rancore», sottolineano i promotori che chiamano a «confrontarsi su come attraversare collettivamente un autunno drammatico, per proporre percorsi di mobilitazione sociale capaci di costruire luoghi e orizzonti comuni per tutte le persone e le realtà che sono in campo per un’alternativa di società».

«È un problema enorme che non può essere risolto né attraverso i percorsi ‘entristi’ di alcune forze politiche radicali nell’alveo del centro-sinistra, né dai reiterati, e sin qui fallimentari, tentativi di mettere insieme piccoli partiti di sinistra radicale. Con il massimo rispetto per tutte le donne e gli uomini che vi dedicano passione, tempo ed energie, dobbiamo dirci che non è questa la strada e che la reiterazione approfondisce l’impasse», ha scritto Marco Bersani di Attac.

L’agenda dei movimenti è già piena di date, già lunedì 3 ottobre sarà la Giornata internazionale di lotta alla crisi e al carovita. In tutta Italia Usb lancia appuntamenti davanti alle maggiori aziende dell’energia e alle sedi dei loro maggiori azionisti, a partire da Cassa Depositi e Prestiti, che in questa crisi si stanno arricchendo come mai prima. Contemporaneamente verrà presentata alla Procura di Roma una denuncia contro tutte le condotte poste in essere dalle società che commerciano gas, energia elettrica e prodotti petroliferi ai danni della collettività, speculando sulle differenze tra quanto hanno pagato le materie prime e il prezzo al quale le stanno rivendendo.

Poi la manifestazione della Cgil dell’8 ottobre fino allo sciopero del 2 dicembre dei sindacati di base e, in mezzo, mobilitazioni studentesche (una nazionale il 18 novembre, operaie come il 22 ottobre a Bologna su una chiamata del Collettivo di Fabbrica di Gkn, e altre ancora (come il congresso nazionale della Cgil e quello dell’Arci, i percorsi dei movimenti transfemministi) che si determineranno nel combinato disposto tra i morsi della crisi e i prevedibili attacchi del nuovo governo all’agibilità di movimenti sociali e corpi delle persone, migranti e no.

Sono due anni e mezzo, dal primo lockdown, che quest soggetti di movimento si sono posti – individuando questo spazio della società della cura – il tema della convergenza, imparando a declinarlo meglio sulla scia della vertenza Gkn che scoppiò proprio mentre in molti erano a Genova, impegnati nei percorsi del decennale di una delle più formidabili convergenze, quella dei social forum.

Da allora per tutte e tutti convergenza e insorgenza sono diventati un binomio non scindibile. Un binomio che ha bisogno di una cassetta degli attrezzi composita. In particolare, uno degli interventi di oggi metterà uno strumento a disposizione dell’autunno che viene: la campagna Noi non paghiamo, «un percorso da intrecciare con le scadenze che si stanno delineando e con le ragioni sociali di ciascuna delle soggettività che sono qua, per attraversare quelle scadenze dando loro più forza con una parola d’ordine unificante, capace di arrivare a un tessuto sociale logorato da decenni di crisi e controriforme», assicura uno dei portavoce di Noi non paghiamo.

La campagna Noi non paghiamo vuole connettere la necessità di contrasto alla povertà energetica – che travolgerà sia i lavoratori sia gli spazi sociali che già hanno ricevuto bollette astronomiche – con l’urgenza di elaborazione e pratica di modelli alternativi di società.

In breve: è una campagna di disobbedienza civile e nonviolenta, ma radicalissima, che si propone di raccogliere una massa critica di un milione di adesioni entro il 30 novembre per fare pressione sui padroni dell’energia e sui loro comitati d’affari. In questa fase è sufficiente iscriversi con la sola mail a una piattaforma.

Come già accaduto in Gran Bretagna e Francia, si rivendica che le tariffe tornino ai livelli di prima della pandemia altrimenti sarà sciopero delle bollette riappropriandosi di una pratica storica, quella dell’autoriduzione, ma attualizzata e contestualizzata con strumenti legali efficaci e con la convergenza di quanti più saperi e soggetti possibili.

Perché la campagna è tutt’altro che virtuale, si articola in gruppi locali e in gruppi di lavoro e non potrà vivere lontano dal conflitto sociale. I gruppi di lavoro servono a tessere relazioni, a promuovere le adesioni, a organizzare la visibilità e il radicamento della campagna.

Potrebbe essere il grido di rabbia di milioni di lavoratori e lavoratrici che si vedono sottrarre altre quote di salari già magri dalla speculazione finanziaria, che hanno maturato la coscienza che “fine del mese” e “fine del mondo” sono strettamente collegate, che lo stesso modello turboliberista allarga l’area delle povertà mentre restringe gli spazi per la democrazia e azzera le chances di una giustizia climatica e sociale.

Una campagna di massa come questa contiene molte delle istanze che verranno rappresentate in assemblea: da quelle per la ripubblicizzazione di beni e servizi a quelle contro la trappola del debito, dalla battaglia contro la guerra autenticamente internazionalista alla rivendicazione di una transizione eco-socialista, dalle lotte per il reddito di milioni di donne (le più colpite da ogni tipo di crisi) alle piattaforme sindacali più generali di pubblico e privato.

«Tutto ciò per noi significa convergenza, intersezionalità e insorgenza, da intrecciare a tutti i percorsi che ci hanno portato fin qui. Significa prendersi cura delle nostre vite e dei nostri luoghi.

Altrove, mi riferisco alla Gran Bretagna, la campagna si è già fusa con rivendicazioni ancora più complessive contro il carovita e contro il ritorno esplicito al tatcherismo.

Proviamo ad uscire da qui con qualcosa che arricchisca l’agenda, che alla fine non sia solo l’elenco di date ma anche di pratiche coinvolgenti», conclude ancora Kino, portavoce romano di Noi non paghiamo.

Hanno confermato il loro intervento anche Arci, Vito Scalisi – Associazione Laudato Sì, Mario Agostinelli – Associazione Rurale Italiana, Antonio Onorati – Attac – Campagna Noi non paghiamo, Marco Carraro – Campagna Riprendiamoci il Comune, Corrado Conti – CGIL, Daniela Barbaresi – Climate Camp Torino – Comitato Città Futura Civitavecchia, Mauro Mei – Confederazione Cobas, Piero Bernocchi – Equo Garantito – Fairwatch – Famiglie Arcobaleno, Alessia Crocini – FIOM, Barbara Tibaldi – FLC-CGIL, Tino Russo e Luca Scacchi – Forum Diseguaglianze Diversità, Andrea Morniroli – Forum italiano dei movimenti per l’acqua, Corrado Oddi – Forum per il Diritto alla Salute, Edoardo Turi – Fridays For Future, Emanuele Genovese – GKN – Gruppo Femm SdC, Paula Beatriz Amadio – Laboratorio Berta Caceres — Movimenti per il diritto all’abitare, Paolo Di Vetta – No Base Coltano – No Triv, Francesco De Masi – Nonna Roma, Alberto Campailla – Paese Reale, Guendalina Anzolin – Pax Christi, Don Silvio Piccoli – Per il clima, fuori dal fossile, Renato Di Nicola – Rete Conoscenza, Manuel Masucci – Rete Italiana Pace e Disarmo, Sergio Bassoli – Rete Numeri Pari, Giuseppe De Marzo – Rete per la politicità del sociale, Roberto Brambilla – Sbilanciamoci, Giulio Marcon – SI Cobas – Tavolo Asilo, Claudio Graziano – Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro Diocesi di Roma, Oliviero Bettinelli – Un Ponte Per, Fabio Alberti – UP! Su la testa, Claudio Riccio – USB, Guido Lutrario.

 

 

 

 

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  1. […] «Siamo alle soglie di un autunno drammatico», esordisce il comunicato di Società della Cura lanciando l’assemblea nazionale delle convergenze di oggi a Roma (10.30-17 a Scup). Inflazione, impennata dei prezzi dell’energia dentro un contesto di«crisi plurime di un modello economico che ha già prodotto emergenza sociale e povertà, attacco ai diritti del lavoro, una guerra che rischia di precipitare tutte e tutti nel baratro e una crisi eco-climatica che ha mostrato, per tutta l’estate, l’anteprima delle devastazioni possibili».continua inhttps://www.popoffquotidiano.it/2022/10/01/il-secondo-turno-sociale/ […]

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