Chi era in realtà la “banda musicale di semi pensionati” colpita dei partigiani in Via Rasella di cui parla La Russa?
«La Russa è rimasto fascista e non riesce a nasconderlo», hanno pensato in tanti (noi citiamo il segretario Prc, Acerbo) dopo le clamorose affermazioni della seconda carica dello Stato a proposito di Via Rasella, un vecchio cavallo di battaglia dei nostalgici della Banda Koch per diffamare la Resistenza. Tutto ciò a pochi giorni dalla provocazione della sua leader che, tra un regalo alle mafie con la deregulation dei subappalti, e una promessa ai sindacati di polizia di abrogare il reato di tortura, trova il tempo di volare su un F35 e dire scemenze antistoriche sulle vittime delle Fosse Ardeatine.
La vicenda di Via Rasella è stata al centro di vari lavori di storici che hanno chiarito – credevamo per sempre – la natura di quel gesto, citiamo tra tanti Sandro Portelli e il suo L’ordine è stato eseguito (Donzelli).
Ma allora chi era la “banda musicale di semi pensionati” colpita dei partigiani in Via Rasella? Lo abbiamo chiesto a Filippo Focardi, saggista e storico, docente ordinario di Storia Contemporanea, presso il Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi Internazionali presso l’Università di Padova e Direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, rete degli istituti storici della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Italia.
Intanto, Professore, ci può contestualizzare l’attentato di Via Rosella?
Non si è trattato di un attentato, ma di un atto di guerra, un attacco, condotto da una formazione gappista (Gruppi di Azione Patriottica) contro una pattuglia di poliziotti altoatesini che appartenevano al battaglione Bozen, nell’ambito della lotta di Liberazione.
E chi erano i soldati sudtirolesi del battaglione Bozen?
Il Polizeiregiment Bozen, che comprendeva tre battaglioni, si forma nel settembre 1943, subito dopo che i nazisti, a seguito dell’armistizio, costituiscono l’Operationszone Alpenvorland, (Zona di Operazione delle Prealpi), che comprendeva le province di Belluno, Trento e Bolzano. I suoi membri, a seguito della opzione del 1939, avevano preso la cittadinanza tedesca.
Il Bozen dunque non era una banda musicale ma un battaglione di polizia armato di pistole mitragliatrici e bombe a mano.
E allora perché l’Onorevole La Russa ha parlata di “semi pensionati”?
Lo ha fatto per sminuire l’importanza dell’azione partigiana e delegittimarla. In realtà l’età media dei componenti era sui 35 anni (avevano un’età dai 26 ai 42 anni), quindi certamente non delle giovani reclute ma neppure dei vecchietti.
E perché una banda musicale?
Anche questa falsa affermazione è semplicemente frutto della volontà di sminuire il più possibile e ridicolizzare il valore dell’azione partigiana. Non trova alcun riscontro.
Quindi non erano così innocui?!
E’ bene ricordare che gli altri due battaglioni del reggimento Bozen erano stati subito impiegati in funzione anti partigiana in Istria e nel Bellunese, dove si erano resi autori di stragi. E proprio il battaglione oggetto dell’attacco di via Rasella è stato successivamente impiegato in Italia in funzione antipartigiana.
Ringraziamo il Professore e sospiriamo….
Sarebbe auspicabile che la classe dirigente, sebbene di orientamento politico diverso, non falsifichi la realtà storica pur di denigrare la Resistenza.