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Lino Aldrovandi: «Ogni notte ripenso a quell’alba maledetta»

L’intervento del papà di Federico al concerto organizzato nel nono anniversario dell’omicidio del diciottenne  da parte di quattro agenti di polizia condannati definitivamente ma ancora in servizio

di Lino Aldrovandi, Ferrara

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Grazie per essere qui con noi per condividere un momento della vostra vita, della nostra vita,

 

Mi ha fatto veramente piacere ieri, alla presentazione della manifestazione di oggi, leggere questa mattina sui giornali una frase del sindaco della città di Ferrara, Tiziano Tagliani, persona che io stimo molto, come stimo molto anche il suo predecessore Gaetano Sateriale, importantissimi entrambi in questa tragica storia.

Questa la frase: “Quanto di bello Federico non ha potuto fare cercheremo di farlo noi, regalando alla città una iniziativa che contribuisce ad arricchire la città di pensieri e sentimenti”.

 

E’ una frase che non puo’ che unire le persone di buona volontà, che abbiano addosso una divisa o meno, affinchè simili memorie contribuiscano, ad essere da deterrente ai violenti, a chi non ha ben preciso e chiaro il senso prezioso della vita, a chi continua a dire impunemente e disgustosamente: “è morto perché se l’è cercata”. Pensieri terrificanti e inaccettabili da chiunque.

Chi uccise Federico è ancora in servizio e probabilmente fastidiosamente ancora con una divisa addosso perché condannato per un colposo. Certo è così, ma le parole forti utilizzate dai giudici dei tre gradi di giudizio vanno ben oltre quei tre anni e 6 mesi di condanna comminati a quei 4 agenti, che non potrò mai considerare poliziotti, ed il motivo di ciò, di una pena molto esigua, è appunto ben riscontrabile all’interno delle motivazioni delle sentenze.

Ogni notte ripenso a quell’alba maledetta e al dolore e alla disperazione di un ragazzo di 18 anni che chiedeva aiuto e che i testimoni sentirono proferire anche la parola basta. E’ terribile pensare che poi le conseguenze furono il suo cuore spaccato, dovuto ad una forte compressione o a un forte colpo disse un esperto, e non dico altro perché non voglio impressionare nessuno. Quasi io la vedo una sorta di tortura quello subito da Federico, di un reato, quello di tortura, che ancora non esiste in Italia. Disumana l’immagine processuale emersa degli ultimi attimi di vita di Federico che chiedeva aiuto ed alla fine è morto soffocato sotto il corpo di chi avrebbe dovuto tendergli la sua mano e non invece bastonarlo di brutto per mezz’ora fino a rompergli addosso due manganelli.

E’ chiaro che la ragione deve portare a non generalizzare mai nei confronti di chi svolge un lavoro così prezioso. Vanno valutati sempre caso per caso. Ma quando accertatene le responsabilità, senza se e senza ma, lo Stato deve avere la forza e l’onestà di buttare fuori senza indugio alcuno chi abbia a disonorare e infamare la sua immagine, cosa che negli ultimi decenni è avvenuto troppo spesso, senza reali e concrete prese di posizione.

Quante persone che ci hanno aiutato in questa storia che non potrò mai dimenticare a cui andrà sempre il mio affetto, dagli inizi dei sit in per chiedere giustizia passando per il blog di quel 2 gennaio 2006 che volle dire inizio di un percorso difficile e tortuoso verso una piccola giustizia ottenuta grazie ad avvocati e inquirenti coraggiosi, e che vede ancora oggi alcune di loro pagare di fronte alla legge con querele ricevute solo per aver criticato con commenti, comparsi sul blog di Federico alcuni anni fa, alcuni personaggi di questa storia, quando le sentenze alla fine di una corsa che sembra non avere mai traguardo hanno scritto ben di peggio.

Federico non era un eroe e mai e poi mai avrebbe voluto esserlo.

Era solo un ragazzo di soli 18 anni con una vita davanti.

Saremmo cresciuti insieme, nella gioia e nel dolore, come dovrebbe essere il corso naturale della vita, in un paese che si professa civile e garantista dei diritti, ma ce l’hanno impedito.

Vorrei che ciò che a lui è accaduto quella maledetta mattina, ucciso senza una ragione da mani che avrebbero dovuto proteggerlo contribuendo a sviare le indagini iniziali, non accadesse mai più a nessun figlio.

La sua voce, il suo sguardo, il suo sorriso saranno tutt’uno con il mio cuore, fino all’ultimo mio respiro.

Un’ultima cosa, molti genitori nel scrivermi mi dicono che con la storia di Federico l’amore verso i loro figli è cresciuto a dismisura. Penso che questo sia il più bel dono da consegnare a Federico.

Vi abbraccio

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