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Come ti ammazzo l’Abruzzo con un elettrodotto inutile

Stanno aprendo i cantieri per l’elettrodotto Villanova-Gissi. Ma il comitato rilancia con nuove denunce e chiede di proseguire la mobilitazione

di Alessio Di Florio

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Gli abruzzesi sono famosi per essere “forti e gentili”, testardi e caparbi in quel che fanno. Qualche anno fa una multinazionale affermò di aver trovato una “regione camomilla” con “zero conflittualità”. Ma fu smentita dai fatti. Il mosaico delle proteste ambientaliste e delle popolazioni che si oppongono a grandi e meno grandi infrastrutture è vastissimo.

Non si sottrae a questo mosaico la mobilitazione contro l’elettrodotto Villanova – Gissi, di cui motore da anni è il C.A.S.T. (Comitato Ambiente Salute e Territorio). Una mobilitazione nata anni fa senza grandi clamori e attenzioni soprattutto dei media locali ma negli anni capace di rafforzarsi e aggregare moltissimi, compresi alcuni comuni.

La vertenza è oggi ad uno snodo cruciale perché, nonostante anni (ancora in corso) di ricorsi e opposizioni legali, di manifestazioni, sit in, convegni, impegni (anche) istituzionali, i cantieri si stanno aprendo. Ma il C.A.S.T. non molla e invita a proseguire la mobilitazione, partendo dall’assemblea tenutasi a Fara Filorum Petri. Accompagnata dal ripercorrere questi anni di impegno in prima linea la serata si è concentrata sulla situazione attuale e su come proseguire una lotta che il Comitato non intende mollare e che crede possa ancora ottenere risultati. I proprietari dei terreni dove stanno sorgendo i cantieri stanno ricevendo gli “avvisi di esproprio”, un atto pubblico sul quale durante l’assemblea si è informato che è possibile intervenire. Già nelle scorse settimane questi avvisi erano stati al centro di proteste perché secondo molti proprietari non sarebbero proporzionate Attivisti del C.A.S.T. stanno seguendo le procedure e l’avvio dei primi cantieri, dove affermano di aver trovato irregolarità formalmente denunciate. Sarà quindi la magistratura a capire se intervenire e come. Ma quest’aspetto legale non è l’unico. Non è ancora stato discusso nel merito il ricorso al TAR, al quale hanno partecipato i comuni di Lanciano, Castel Frentano e Paglieta.

Ad Atessa una ventina di residenti hanno effettuato un blitz su uno dei cantieri per una vibrante protesta e per verificare quanto stava accadendo. Giunti sul posto affermano di aver notato l’assenza di recinzione e segnaletica del cantiere ed hanno espresso dubbi sui materiali utilizzati, tanto da aver chiesto l’intervento del Corpo Forestale dello Stato.

Il 9 Novembre l’Abruzzo parteciperà ad una manifestazione che coinvolgerà anche altre regioni contro lo “Sblocca Italia” (in alcune regioni ci sarà il cappello grillino, qui sembra di no) e in tale occasione, durante l’assemblea, è stato invitato a partecipare anche il fronte no elettrodotto, mentre il Movimento 5 Stelle ha portato la vertenza in Consiglio Regionale. Ne è scaturito un tavolo di confronto Terna (proponente dell’elettrodotto)-Enti Locali.C.A.S.T ma la sua riunione è stata rinviata all’11 novembre ossia un confronto verrà messo in scena solo dopo l’inizio delle procedure di occupazione per mezzo di esproprio che saranno avviate il 4 novembre.

Molte le motivazioni che il C.A.S.T. e tutti coloro che si oppongono all’elettrodotto hanno portato avanti in questi anni. Tra queste, l’infrastruttura sarebbe a servizio della centrale turbogas di Gissi, contestata all’epoca della costruzione per le possibili emissioni e in questi anni non produttiva, perdite di colture e produttività nei terreni coinvolti, un potenziale rischio per la salute umana derivante dall’esposizione alle frequenze che l’elettrodotto genererebbe (e qui viene invocato il “principio di precauzione” per il quale anche solo la possibilità dovrebbe indurre a non effettuare l’opera), la non condivisione della costruzione dell’elettrodotto con la cittadinanza e alcune irregolarità formali (che sono all’attenzione del TAR come già riportato).

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