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No Tav, si rismonta il teorema di terrorismo

Il reato di terrorismo non sussiste per Lucio, Graziano e Francesco, dice il Riesame mentre il movimento prende le distanze dai fan di “due cavi bruciati”. La Procura di Torino ricorrerà in Cassazione

di Checchino Antonini

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Cade l’accusa anche per Lucio Alberti, Graziano Mazzarelli e Francesco Sala (di 24, 23 e 26 anni), il reato non sussiste. I no tav non sono dei terroristi. Lo scrive il Tribunale del Riesame, che prima di Natale era chiamato ad esprimersi sul teorema di terrorismo costruito dalla procura di Torino. Scrive il sito NoTav.Info: «Era l’ultimo isterico tentativo dei pm con l’elmetto ( è infatti stato notificato pochi giorni prima della sentenza per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò) per continuare a costruire il loro castello di accuse contro i notav. Restano le accuse di possesso e fabbricazione di molotov e di resistenza a pubblico ufficiale, accuse che mantengono la detenzione cautelativa in carcere mentre la Procura fa sapere di non rinunciare al teorema funzionale a mettere all’angolo il movimento popolare più longevo del Paese. Infatti, Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, i pm con l’elmetto, meditano già di ricorrere in Cassazione.

Comunque la notizia è che il tribunale del riesame di Torino, ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare per i tre anarchici detenuti dallo scorso luglio in un’inchiesta sull’attacco del 14 maggio 2013 (bengala, molotov, un macchinario incendiato) al cantiere di Chiomonte. E la decisione dei giudici arriva a meno di due settimane dalla sentenza con cui, il 17 dicembre, la Corte d’Assise aveva assolto dall’ipotesi eversiva altri quattro anarchici imputati per lo stesso episodio.

Su Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò pesa invece una condanna a tre anni e mezzo di reclusione, anche se la Corte d’Assise, all’indomani della sentenza, ha disposto gli arresti domiciliari.

Non passa, dunque, la linea della Procura di Torino: quell’attacco, uno dei tanti, era diverso dagli altri perchè, a parte la crudezza e le «modalità paramilitari», si inseriva in una scia di vandalismi e intimidazioni con i quali «creare un clima di diffuso terrore» (parole del gip Federica Bompieri nell’ordinanza di custodia cautelare) e «piegare lo Stato» costringendolo ad abbandonare il progetto Tav. Il movimento No Tav della Valle di Susa rivendica la propria legittimità e prende le distanze dai «deliri individuali degli anarco-nichilisti» che lo scorso 23 dicembre, su un blog, avevano applaudito al presunto sabotaggio compiuto alla stazione ferroviaria di Bologna Santa Viola. Si tratta, scrivono, di «nemici del mondo tutto» e «millantatori delle miccette», ai quali «interessa solo mantenere accesa la fiammella sempre più tenue del prossimo gesto individuale che saprà guadagnarsi qualche prima pagina. Fino a qualche annetto fa usavano i loro petardoni postali, ora usano qualche straccetto imbevuto di benzina inneggiando alla rabbia generale». «Il sabotaggio – si legge ancora su Notav.info – è una pratica seria che non può aspettare i fan di due cavi bruciati, se no a questo punto avremmo già la Torino-Lione funzionante e a pieno regime».

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