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Roma, fine anno senza casa per 60 famiglie accampate in basilica

Santi Apostoli, si allontana la soluzione per le famiglie accampate. Salta l’incontro in Regione

Foto Eleonora Camilli/Rs
Senza tetto Santi Apostoli - Foto Eleonora Camilli/Rs 1

ROMA – Si allontana la soluzione per le famiglie accampate nella Basilica dei Santi Apostoli, nel cuore di Roma, da agosto. Come annunciato in una conferenza stampa una settimana fa, ieri era previsto l’incontro decisivo per il trasferimento dei 60 nuclei familiari, in un palazzo nella zona nord di Roma messo a disposizione dalla regione Lazio. Ma l’appuntamento è saltato e se ne riparlerà, probabilmente, dopo le feste. Intanto gli sfollati restano sotto i portici della basilica. Oltre al Natale passeranno lì il Capodanno e anche la Befana, se nel frattempo non si trovano altre soluzioni.

Foto Eleonora Camilli/Rs
Senza tetto Santi Apostoli. Striscione - Foto Eleonora Camilli/Rs

Di “scaricabarile” parlano i movimenti per la casa. “Un gioco di rimpalli tra Regione e Comune sta producendo il fatto che almeno fino all’otto gennaio le donne, gli uomini e i bambini sgomberati ad agosto a Cinecittà rimarranno accampati nel portico della Basilica. Si continua a procrastinare sulla pelle delle persone che ormai sono allo stremo – sottolinea Margherita Graziosi dei Blocchi precari metropolitani -. E’ una situazione vergognosa, le famiglie hanno aspettato ma ora non ne possono più”. Il palazzo messo a disposizione, spiega ancora Graziosi, rientra nelle strutture previste dall’emergenza freddo: “vuole dire che è appunto un’emergenza e che va affrontata subito. Non si può più aspettare, dopo mesi”. “Da quattro mesi viviamo per terra davanti la chiesa – sottolinea Abdul Gelfa, di origine marocchina, da 17 anni in Italia, e padre di due bambini di 4 e 2 anni-. A noi non interessano le questioni elettorali, non ci interessa la politica, vogliamo solo che i nostri figli tornino alla normalità, perché molti di loro stanno avendo diversi disagi a scuola. Questa storia deve finire”. (ec)

Era il 10 agosto scorso quando le tende da campeggio furono sistemate sotto le arcate del 1400, i giochi dei bambini nell’angolo vicino alla porta. Così il portico della Chiesa dei Santi Apostoli, a due passi da piazza Venezia, nel centro di Roma, è diventata la casa di 60 famiglie sgomberate da un ex palazzo dell’Inps, a Cinecittà. Circa 100 persone, italiani e stranieri, tra cui almeno venti bambini, anche molto piccoli tra gli 0 e i 4 anni. E una signora anziana di 91 anni, dell’Europa dell’Est. “Siamo venuti qui alla fine di una lunga giornata di mobilitazione, in attesa di una risposta della prefettura (che si trova a pochi metri di distanza, ndr) – spiega Daniele, 28 anni, del Coordinamento cittadino di lotta alla casa -. Lo stabile dell’Inps era vuoto da 5 anni, ci viveno molte famiglie, finché hanno deciso di mandarci via. Prima hanno fatto uno sgombero bianco, ci hanno cioè staccato la luce. Ed è stata durissima: eravamo senza frigorifero, in piena estate, senza cibi freschi per i bambini. Poi sono venuti a fare lo sgombero con le forze dell’ordine. Abbiamo provato a resistere, salendo sul tetto, ma ci hanno mandato via. Poi per l’intera giornata abbiamo manifestato, finché siamo venuti qui e abbiamo passato la prima notte davanti la prefettura”. Con il benestare dei Frati minori conventuali, che hanno la responsabilità della basilica, le famiglie hanno potuto sistemarsi all’interno del portico, proprio davanti l’entrata della chiesa. Il patto è quello del rispetto reciproco, mi spiegano. Sul fronte istituzionale, la Sala operativa del Comune di Roma è intervenuta subito dopo l’occupazione proponendo accoglienza in alcuni centri per le mamme con i bambini, ma le famiglie non hanno voluto separarsi, per questo hanno deciso di rimanere qui in presidio. 

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