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Genova, due poliziotti ammettono il massacro del cronista

Genova, sei giorni dopo le violenze due dei quattro sospettati si sono presentati in Procura. E tutti a dire che la polizia non è più quella del G8

Due poliziotti hanno ammesso di avere colpito Stefano Origone mentre altri due hanno detto di non aver partecipato direttamente ma di avere visto la scena solo alla fine. È quanto detto dai quattro agenti che si sono presentati spontaneamente in procura, con i loro difensori Paolo Costa, Aldo Nappi e Rachele De Stefanis. Nel mirino della procura però ci sarebbero altre due persone che non è escluso possano presentarsi in procura nelle prossime ore come hanno fatto oggi i colleghi.

Sono indagati per lesioni aggravate e sono stati sentiti dal sostituto procuratore Gabriella Dotto anche per ricostruire i fatti che hanno preceduto e seguito il pestaggio. Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, che ha definito un «comportamento non accettabile» quell’azione, ha però voluto sottolineare la collaborazione della polizia. «Come procuratore non posso che compiacermi per la collaborazione della polizia che dà la misura di un senso istituzionale di elevato profilo. A differenza di quanto profetizzato da alcuni c’è stata un’ampia collaborazione dei dirigenti della Polizia nel consentire di arrivare a far chiarezza» ha spiegato. L’indagine riguarda gli scontri tra antifascisti e polizia avvenuti giovedì scorso durante un comizio di Casapound. Cozzi ha citato «in particolare i dirigenti della mobile e della Digos Marco Calì e Francesco Borré». Il loro contributo è utile per consentire «di arrivare a far chiarezza su due aspetti: da un lato la ricostruzione della scena e della dinamica dei fatti di piazza, in secondo luogo degli autori dei comportamenti violenti da entrambe le parti» ha detto Cozzi.

C’è stretto riserbo sui contenuti degli interrogatori ma è chiaro che dovranno essere valutate le posizioni e i comportamenti di ciascuno e in particolare attribuire «un’identità a ogni condotta» visto che Origone «ha ricevuto prima un colpo di manganello, poi un calcio, poi altri colpi mentre era a terra». Il procuratore ha anche spiegato che «le indagini potrebbero anche essere estese ad altri comportamenti analoghi». La collaborazione istituzionale serve per allontanare gli spettri del G8. La decisione dei poliziotti di presentarsi in Procura «non è stato un suggerimento partito da noi» dice il procuratore. «Abbiamo solo spiegato che questo sarebbe stato un aiuto per le indagini ma anche per l’immagine della polizia, non facciamo trattative con nessuno». I giornali normali si sperticano a scrivere che “18 anni dai tragici incidenti del G8, dalle lunghe indagini che ne seguirono e dai rapporti a volte difficili tra amministrazione della polizia di Stato e Procura di Genova, le cose sembrane cambiate”. Le violentissime cariche e gli abusi di Genova, Bologna, Salerno, Torino, Firenze, Bergamo – e solo per fermarci agli ultimi giorni – raccontano un film diverso.

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