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Per una sanità pubblica, gratuita e umanizzata

A Roma, sebbene in versione telematica e incontri virtuali tramite Jitsi, il Coordinamento Cittadino Sanità è tornato a riunirsi, perché un’altra sanità è possibile

 

di Marina Zenobio

A causa dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, come molte altre realtà sociali, sindacali o politiche, anche il Coordinamento Cittadino Sanità (CSS) di Roma aveva dovuto sospendere le riunioni che ogni settimana teneva presso la storica “aueletta” del Policlinico Umberto I. Una sospensione comunque durata poco perché dopo il tempo necessario a prendere confidenza con le nuove disposizioni di contrasto al Covid-19, durante il quale ha continuato a dare il suo contributo dai microfoni di Radio Onda Rossa, dal 27 aprile il Coordinamento Cittadino Sanità ha ripreso le riunioni settimanali del lunedì alle ore 17, ovviamente per il momento – e per il tempo strettamente necessario – in versione telematica, con incontri virtuali tramite la piattaforma open source per videoconferenze Jitsi.

Quello che il CCS propone è una riflessione, in realtà avviata da tempo, sulle condizioni in cui versava la sanità pubblica già prima del Covid-19, e che l’avvento della pandemia ha fatto emergere il tutta la sua inadeguatezza e povertà, una povertà che la popolazione ha pagato e sta pagando a caro prezzo in termini di vite umane e sofferenze. Una riflessione che porti ad analizzare quali percorsi intraprendere verso “una battaglia vera sulla questione sanità che non sarà né breve né ‘incruenta’, considerati gli enormi interessi in gioco” riportano i documenti pubblicati sul sito  e sulla pagina Facebook del Coordinamento Cittadino Sanità

E’ proprio l’emergenza coronavirus che, secondo il CCS, ha reso ancora più evidenti  tutte le crepe di una società globalizzata, il cui modello di sviluppo si basa esclusivamente su produzione e consumo illimitato di merci e risorse naturali. “Non si tratta, evidentemente, di stilare la graduatoria del ‘male peggiore’, cioè di stabilire se sia più importante avere un tetto sopra la testa, un lavoro che ci consenta di vivere, o un posto letto quando se ne ha bisogno, ma di prendere atto che questa partita si gioca proprio a partire dal settore sanitario perché, alla prova dei fatti, questo sistema basato sull’esaltazione del ‘privato’, bello ed efficace, contro il pubblico nullafacente e corrotto, si è dimostrato fallimentare specie nelle regioni dove il processo era più marcato.”

Alla luce di questo fallimento, oggi più che mai evidente, il CCS auspica una “diffusa consapevolezza che si trasformi in un’occasione irripetibile per poter invertire i processi di privatizzazione e aziendalizzazione che hanno devastato la sanità pubblica”.

Lanciare quindi una grande vertenza che, secondo il CCS, richiami una Sanità di tipo universale, gratuita e umanizzata alcuni dei cui principi generali  possono essere:

– la ridefinizione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) non basato sui principi dell’aziendalizzazione;

– la ricostruzione di una rete sanitaria territoriale capillare, integrata ma non dipendente dagli ospedali;

– rendere il SSN interamente pubblico, a partire dal superamento della convenzione con i medici di famiglia;

– abolizione delle esternalizzazioni di servizi a partire dalle cooperative, società interinali ed affini con l’internalizzazione dei lavoratori:

– abolizione del precariato nella Sanità: vogliamo solo assunzioni a tempo indeterminato a cominciale dagli attuali precari nella Sanità

– cancellazione di tutti i welfare sanitari privati introdotti nei contratti nazionali;

– no all’autonomia regionale differenziata e ridefinizione delle attuali competenze tra stato e regioni.

Ovviamente avviare una tanto grande vertenza ha bisogno di requisiti indispensabili tra cui:

– La formazione di un movimento ampio, forte, inclusivo, dispiegato non solo nelle strutture sanitarie ma che abbracci le realtà territoriali, e sia in grado di sostenere l’inevitabile scontro.

– La consapevolezza che tale movimento non può essere rinchiuso in logiche di sigle sindacali od aree politiche, né che venga utilizzato per alleanze tattiche momentanee da abbandonare non appena si è raggiunto un qualche vantaggio elettorale o qualche visibilità per la propria sigla. In altre parole non deve essere la palestra dove esercitare una egemonia miserevole nel panorama desolante che ha caratterizzato la scena politica negli ultimi anni.

– Che sia un movimento conflittuale che non si limiti a dichiarazioni e comunicati di principio ai quali non fa seguito una pratica conseguente. Un movimento che non deve farsi ingabbiare dalla pratica inconcludente dei “tavoli” istituzionali, ma deve imporre nei territori vertenze concrete, unica garanzia per un rapporto non ambiguo con le controparti istituzionali.

– Nelle sue articolazioni deve avere dinamiche orizzontali includendo anche tutte le competenze necessarie per ridefinire un progetto Sanità che non lasci escluso nessuno.

“La crisi sanitaria che stiamo vivendo – scrive il CCS di Roma- non ha precedenti e lascerà il segno: ma essa è anche un’opportunità (di cui avremmo sinceramente fatto a meno) perché la pandemia di Covid 19 ha portato allo scoperto tutte le falle del sistema sanitario nazionale e regionale. Decenni di politiche orientate a fare della salute una merce, hanno favorito gli interessi della sanità privata a scapito di quella pubblica e gli effetti si sono visti in questi giorni: ospedali pubblici costretti a sospendere le normali prestazioni di assistenza per dedicarsi all’emergenza Covid, mentre le cliniche private hanno seguitato tranquillamente a prendersi cura della loro facoltosa clientela. Ora ci si presenta l’opportunità di stravolgere questa situazione e non dobbiamo perderla”.

Per poter partecipare alle riunioni settimanali del Coordinamento Cittadino Sanità (ogni lunedì alle ore 17,00) segui le istruzioni di questo link

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