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Paesi baschi, la polizia contro il diritto di cronaca

Euskadi, il governo “rosso” di Madrid non allenta la tensione. Ley mordaza in azione contro una radio di movimento

Polizia e libertà di informazione non vanno a braccetto, come possiamo osservare negli ultimi interventi nei Paese Baschi da parte della polizia municipale e della Ertzaintza

L’ultimo fatto in ordine di tempo è quanto avvenuto l’8 maggio scorso ai danni di un giornalista dell’emittente radiofonica Hala Bedi da parte della Ertzaintza mentre documentava il tentativo di sgombero dello spazio femminista TALKA a Vitoria-Gasteiz. Le attiviste di questo spazio avevano chiamato la gente ad andare a “passeggiare” nella strada dove si trova lo spazio “armata” di qualsiasi strumento atto a fare rumore: pentole, coperchi, cucchiai etc.

Alcuni giornalisti di Hala Bedi si sono recati sul posto per raccontare quanto stesse succedendo, quando è intervenuta la Ertzaintza per sgombrare la strada, procedendo all’identificazione di vari partecipanti e all’arresto di due persone.

Dal momento che le videocamere dei giornalisti di Hala Bedi riprendevano l’operazione di sgombero, un agente di polizia si è avvicinato a uno dei giornalisti intimando, sotto la minaccia di sanzioni che possono arrivare ai 300.000 €, di interrompere la registrazione con la motivazione che, in quanto persona fisica, era protetto dal “Real Decreto” di protezione di dati del 2008 e pertanto il giornalista non aveva diritto di cronaca e, ovviamente, a riprendere le sue azioni.

È iniziata così una discussione tra l’agente e il giornalista insistendo quest’ultimo nel suo diritto (come di qualsiasi persona) a riprendere ogni tipo di azione da parte della polizia nella via pubblica.

Dopo varie intimazioni a cancellare le immagini minacciando la denuncia contestando il reato di disobbedienza e la multa, l’agente ha tolto di mano il telefono al giornalista aggiungendo che per poter riprendere doveva essere iscritto alla associazione di giornalisti.

Dopo mezz’ora e con il dubbio sulla vericidità di quest’ultima osservazione l’agente ha restituito il telefono insitendo con le sue minacce e dichiarando che comunque aveva proceduto all’identificazione del cronista.

L’emittente radiofonica Hala Bedi, per cui lavora il giornalista, ha comunicato che intraprenderà azioni legali contro la attuazione della polizia e continuerà a difendere il diritto alla libera informazione da parte di qualsiasi soggetto perché riprendere le azioni di pubblici funzionari in uno spazio pubblico è un diritto di tutti, siano giornalisti o no.

Non è nuova la polizia a questo tipo di azioni e sopratutto dopo la entrata in vigore nel 2015 della così detta “Ley Mordaza”:

– la notte del 7 maggio la polizia municipale ha fatto irruzione nell’appartamento di un giornalista di Argia, mentre stava realizzando un reportage su una famiglia abbandonata dai servizi sociali in piena fase pandemica. Gli  agenti sono entrati nell’appartamento senza alcun tipo di mandato ordinando alle persone presenti di uscire in strada. A quel punto, non appena il giornalista ha iniziato registrare quanto accadeva, uno dei poliziotti  ha intimato che venisse spento il telefono, insistendo più volte che non si può riprendere la forza pubblica in strada;

– a fine marzo scorso sempre la Ertzaintza intervenne pesantemente contro un giovane con disabilità e sua madre in un quartiere di Bilbao. Dopo la diffusione delle immagini online, la polizia autonoma basca ha denunciato l’autore dei video, cominciando una campagna di repressione congiuntamente alla polizia municipale nelle strade del quartiere;

– il 30 gennaio scorso durante lo svolgimento dello sciopero generale la polizia municipale impedì il lavoro di un fotografo di Hala Bedi;

– nel 2017 il governo basco ho provato a imporre l’applicazione della Ley Mordaza al giornalista di Hala Bedi Mikel Saenz de Buruaga che stava documentando il distacco della elettricità nel quartiere di Errekaleor a Vitoria Gasteiz. Dopo un processo di quasi due anni finalmente Hala Bedi ha vinto la causa contro il governo basco che si è visto obbligato a ritirare la denuncia e al pagamento delle spese processuali.

Il caso di Vitoria-Gasteiz ricorda dunque come la retorica sulla sicurezza, che ha portato negli ultimi all’approvazione di leggi speciali (Ley Mordaza in Spagna, l’Etat d’urgence in Francia, in Italia i diversi decreti in materia di sicurezza…), tutela gli operati più che discutibili delle forze dell’ordine, facendo emergere anche la sacrificabilità dell’informazione davanti a tutto ciò: non si può narrare l’eccezionalità dell’abuso, poichè questo deve diventare la normalità, e il diritto l’eccezionalità.

A questo fa da sponda sicura la situazione pandemica, con l’isolamento sociale e quindi l’assenza di controllo sociale delle strade, offrendo la possibilità di dare libero sfogo all’arbitrarietà più spinta delle forze dell’ordine.

Mantenere pertanto un livello di attenzione sociale, tutelando il diritto di cronaca, continuando a narrare quanto realmente succede, ne va della tutela di tutte e tutti. Sia nei Paesi Baschi, in Spagna, Francia, Italia o sia in qualsiasi altro paese del mondo…

P.S.: Nella giornata di venerdì 15 maggio la Ertzaintza ha sgomberato definitivamente lo spazio TALKA, arrestando due attiviste.

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