16.7 C
Rome
martedì 21 Marzo 2023
16.7 C
Rome
martedì 21 Marzo 2023
FILLEA CGIL: una storia lunga 136 anni, vai alla landing page
Homequotidiano movimentoNoi, sequestrati dal Pd per normalizzare tutti

Noi, sequestrati dal Pd per normalizzare tutti

Ai domiciliari da 52 giorni, senza una data per il riesame. E’ un attacco, per nulla normale, di normalizzare gli spazi del conflitto sociale

di Paolo Di Vetta e Luca Fagiano

167729_gallery

Sono oramai 52 giorni che ci troviamo, di nuovo, agli arresti domiciliari: privati della nostra libertà, della possibilità di vivere nelle nostre abitazioni (perché occupate), per uno di noi senza nemmeno il “beneficio” di poter andare a lavorare. In questi 52 giorni non è neppure stata fissata la data per l’udienza di riesame a cui abbiamo fatto appello attraverso i nostri legali. Non sappiamo quale sia il reale livello di macchinazione dietro a questi avvenimenti, ma è certo che ci troviamo in una condizione di completa sospensione e che non è possibile – ad oggi – immaginare quando questa situazione potrà risolversi.

Che dire di questa procedura? Va letta come un fatto normale e “accettata” come prezzo da pagare per ciò che si è prodotto, da almeno un anno, a Roma e nel Paese?

FILLEA CGIL: una storia lunga 136 anni, vai alla landing page

Noi crediamo di no. Questa vicenda rappresenta un tassello di un più ampio tentativo di normalizzazione in atto. Un attacco che porta le insegne del “Nuovo Partito Democratico” di Renzi & co. e colpisce, attraverso misure di controllo preventivo, l’azione diretta e l’autorganizzazione. Un attacco che va respinto al mittente. Dobbiamo ribellarci per difendere ed estendere le lotte sociali contro le privatizzazioni, per la difesa dei beni comuni e dei territori; le lotte contro l’austerità e la precarietà, per la casa ed il reddito. Tanto più va difeso lo spazio di possibilità che abbiamo determinato. Quello squarcio nei meccanismi di potere e sfruttamento che lascia intravedere la possibilità di conquistare diritti, di costruire una concreta e radicale alternativa allo stato di cose presenti.

Nella loro complessità, nell’intreccio delle differenze, le esperienze che hanno sostenuto e realizzato il 19 Ottobre hanno prefigurato questo e molto altro, generando entusiasmo, nuovi processi di aggregazione e di riappropriazione.

Proprio ora, mentre si discute del prossimo autunno e del prossimo anno di lotte, è necessario fare i conti con le decine di misure coercitive che vengono emanate ai danni di tanti attivisti ed attiviste, alzare la voce per rivendicare la legittimità delle pratiche messe in campo, per rilanciare questo percorso di conflitto e liberazione.

Rimuovere ciò che sta accadendo non è possibile. Leggere l’aggressione che stiamo subendo come qualcosa di ordinario, potrebbe rivelarsi un grave errore. Nessuna delle nostre storie può essere giudicata e risolta in un’aula di tribunale. Anche per questo crediamo che sia necessario – ora e subito – farla finita con questo irricevibile sequestro di persona.

[lettera indirizzata all’Osservatorio contro la Repressione]

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento, prego!
Inserisci il tuo nome qui, prego

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

L’odio dei fascisti per la memoria

"Fuori l'Anpi dalle scuole": lo striscione sulla Casa della Memoria di Milano. Nonostante l'amnistia, i fascisti non vinceranno un'amnesia

Spagna, alla polizia piacciono le palestre popolari. Per infiltrarsi

Identificata un'agente infiltrata nei movimenti di Madrid. Si aggiunge alla lista di poliziotti infiltrati a Barcellona e Valencia [Ter García]

Man Ray, arte surrealista per tempi surreali

Fino al 9 luglio Man Ray in mostra al Palazzo Ducale di Genova

La Francia ha la sua Fornero ma lì le piazze si riempiono

Forzatura di Macron: la riforma delle pensioni passa senza voto del parlamento. In Francia è la notte della rabbia

Un’antropologa a distribuire cibo ai più poveri

L'aiuto alimentare è diventato indispensabile per una parte della popolazione precaria, ma questo sistema rimane una fonte di violenza strutturale per i suoi beneficiari [Faïza Zerouala]